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Roberto Piccoli, attaccante dell'Atalanta su cui molti occhi (compresi quella della Juventus) puntano in chiave mercato, si racconta alla Gazzetta: «È stata un’estate piena di dubbi, di situazioni. All’inizio pensavo dovessi andare a Spezia o altrove, poi Gasperini mi ha tenuto sotto osservazione... Mi ha detto che secondo lui ero pronto per rimanere, perché ci sono tre competizioni importanti e potevo dargli una grossa mano. Ci siamo parlati, anche un bel po’ perché c’è un ottimo rapporto, ci confrontiamo senza passare da procuratori o altro. Dopo aver fatto il punto anche con il presidente Percassi, ho deciso di restare».

ATALANTA - «Gioco nell’Atalanta da 8 anni, andavo allo stadio a vedere le partite, facevo il raccattapalle. È una cosa bella fare tutta la trafila e arrivare in Champions. A me piace essere sotto pressione perché è quella cosa che ti dà adrenalina e cattiveria».

MODELLI - «L’esempio ce l’ho in casa: Zapata. Un animale, fortissimo. È il tipo di attaccante moderno che tutte le squadre vorrebbero avere, fa reparto da solo. E poi, Vieri: attaccante di razza, ogni pallone che arrivava in area era gol».

MOMENTI DIFFICILI - «Nelle giovanili tanti mi dicevano che non ero pronto come giocatore, che non sarei mai diventato qualcuno. Io me ne sono altamente fregato, ho continuato a lavorare. E devo ancora lavorare, ma sono arrivato a vent’anni in Champions. È una cosa che nessuno mi ha regalato, io so cosa vuol dire lavorare e darci dentro. Lo so, c’è molto di Bergamo in questo: ogni giorno bisogna lavorare sodo per guadagnarsi qualcosa».