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Domenica, prima di Cagliari-Juventus, Fabio Paratici ha ironizzato su chi, dopo l'eliminazione dei bianconeri dalla Champions per mano del Porto, si era permesso di criticare Cristiano Ronaldo: "Mi viene da sorridere, non avrei mai pensato di poter discutere Ronaldo. Sono cresciuto in un paesino e questi sono discorsi da bar e parrocchia, come quelli che sentivo su Rivera, Baggio, Platini. Mi fa sorridere che si facciano su Ronaldo, da parte di professionisti". Ora, premesso che quando un calciatore (chiunque esso sia) sbaglia una partita, a maggior ragione una partita così importante, criticarlo è non solo un diritto ma anche un dovere, sul valore di Ronaldo la pensiamo esattamente come il managing director della Juve. Il portoghese è uno dei due più grandi calciatori degli ultimi dieci anni, insieme a Messi, e i suoi numeri sono indiscutibili, sia quelli assoluti (5 Champions, 5 Palloni d'Oro, 770 gol in carriera) che quelli alla Juve (95 reti in 122 partite ufficiali). Altrettanto indiscutibile però è il diritto e il dovere (da parte nostra, nei confronti dei nostri lettori), di commentare, valutare e criticare ciò che la Juventus in questi tre anni (non) ha costruito intorno a Ronaldo, e che rappresenta un motivo di delusione per lo stesso Ronaldo.

Chi legge ilbianconero.com e calciomercato.com è perfettamente al corrente di cosa abbiamo scritto e pensiamo del modo in cui è stato condotto il mercato della Juve dall'arrivo di Ronaldo in poi, come se quel grandissimo colpo di mercato avesse all'improvviso invertito una rotta virtuosa che nel 2016 aveva portato addirittura i bianconeri ad avere un attivo di bilancio, in anni in cui, oltre agli scudetti, arrivavano anche le finali di Champions League (perse, ma pur sempre raggiunte). Vogliamo parlare dei tre allenatori cambiati in tre anni, con scelte contraddittorie e non condivise all'unanimità anche all'interno della stessa Juve? Della caccia ossessiva alle plusvalenze, anche a discapito delle considerazioni tecniche sul reale valore, o utilità, dei calciatori in questione? Di un centrocampo che in pochi anni è passato dal valore assoluto di Pirlo, Pogba, Vidal e Marchisio alla mediana attuale, composta per lo più da promesse e comprimari? Dell'ormai atavica carenza di terzini di valore? Del fatto che Ronaldo quest'anno sia stato costretto a fare gli straordinari (pure in Coppa Italia, e magari arrivando anche per questo stanco all'appuntamento con la Champions) per la scelta di non acquistare una quarta punta? Discutere Ronaldo sarà anche da bar, pur essendo legittimo, ma guardare al corollario dell'operazione Ronaldo in questi tre anni di Juve è un atto doveroso. E le domande che ci facciamo noi pensiamo che siano le stesse che si fa Ronaldo, pensando che quando vinceva la Champions League al suo fianco aveva Benzema e non la sua riserva (Morata), alle sue spalle aveva Modric e Kroos e non Bentancur e Rabiot, e quando guardava a sinistra vedeva Marcelo e non, come è capitato in questa stagione, Frabotta.