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Non siamo tra quelli che “la colpa è degli arbitri”, “è un problema geopolitico”, “ce l'hanno col sud”... Ma qualche volta se la vanno proprio a cercare i rappresentanti delle istituzioni calcistiche italiane. Prendete Gravina, prendete Rocchi. Il primo si stupisce delle troppe reazioni dopo l'errore indotto dal Var in Juventus-Salernitana, costato la vittoria ai bianconeri. Il secondo, sempre sullo stesso episodio, dice che nel comunicato di “spiegazione”, dopo il fattaccio, non intendeva “voler dare ragioni o torti”. Invece il torto era chiaro, ma loro “che ci potevano fare?”. 

Gravina, addirittura, getta benzina sul fuoco: “L'errore in Juventus-Salernitana? E' stato strumentalizzato moltissimo e non meritava questa enfasi”. Entrambi, dispiace dirlo, ricadono in quell'atteggiamento da “Turris eburnea” che contraddistingue i dirigenti delle massime istituzioni calcistiche. D'accordo: non si deve sempre rispondere nel merito ad ogni esternazione post stadio, ma non c'era bisogno di rispolverare il fatto con una risposta o una considerazione poco idonee a rafforzare la credibilità. Con una aggravante: non abbiamo mai sentito un Presidente della FIGC dire, per esempio, che il non giallo a Pjanic in un annoso Inter-Juve sia stato “strumentalizzato”; anzi erano proprio loro, gli uomini delle istituzioni, a urlare allo scandalo. Ve lo ricordate il Procuratore generale della FIGC, tifoso del Napoli? Il dr. Pecoraro che urlava ai quattro venti, ai giornali, alle televisioni “non ho avuto l'audio Orsato-Var” e lasciava intendere che il campionato era falsato.

Altro che Orsato e audio... Quest'errore non è da tutti i giorni. All'opposto è emblematico perché il Var si è dimostrato uno strumento di garanzia che non garantisce, che induce all'errore. L'arbitro e il guardalinee avevano visto bene, il Var ha visto male, e dire che, di fatto, non fosse in grado di funzionare al meglio peggiora la situazione. Se durante un processo civile o penale si evidenziano vizi di forma o di sostanza, se, per esempio, si scopre che un testimone o un perito erano stati corrotti, quel processo si annulla e si ripete. Parliamo di tribunali, non di partite di calcio. Molti, infatti, si sono domandati perché i massimi dirigenti non abbiano chiuso la questione con un semplice: “Ci siamo sbagliati”. Un po' perché non sbagliano mai, un po' perché erano attanagliati dalla paura: “Se riconosciamo che c'è stato un errore oggettivo, magari fanno ricorso e ci fanno ripetere la partita!”. Capito? Si può ripetere un processo, ma una partita no!