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Per carità, astenersi definizioni da 'vedove'. E' solo che, nel bel mezzo di quell'arrembaggio chiamato Olanda-Italia, tra le azioni mal concluse però ben organizzate, in un impeto di forza che forse s'è fatto pure incoscienza, vedere Leonardo Spinazzola giocare e attaccare, crossare e verticalizzare, correre e superare così facilmente l'uomo, ha fatto quantomeno riflettere. Banalmente, sono sorte un po' di domande: perché la Juve ha dovuto vendere proprio lui? Perché, in sede di rigonfiamenti di conti, i bianconeri hanno spezzato il destino di due terzini giovani e forti come Leo e Cancelo? 

LE RISPOSTE - Perché avevano più mercato, forse. E perché erano più facili da piazzare. In ogni caso, la fretta di portare a casa numeri ha nuovamente costretto il talento a emigrare altrove: fossero stati, entrambi gli esterni, sostituiti da elementi validi a quest'ora le cavalcate di Spinazzola sarebbero solo un dolce ricordo, pronto a colpire e sfilare via in un attimo. Come vento tra i capelli. Invece rieccoli, pure i tifosi. A piangere sulla macchia di latte versato che ha la forma di una plusvalenza, a ricordare la grande prestazione contro l'Atletico Madrid in Champions League. A pensare anche alle recenti prestazioni di Alex Sandro, non più un punto di forza di questa squadra. Ecco, sì, Spinazzola oggi non è solo un rimpianto perché potenziale e preziosa risorsa: il giocatore visto ad Amsterdam avrebbe preso con forza e dedizione anche la fascia mancina della Juventus, dando soluzioni e protezione a una squadra troppo spesso impantanata nelle pieghe del centrocampo. Così semplice, così lineare, così ingiusto. Ingenui, tutti, a pensare che la legge del campo superi quella dei numeri.