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È un po’ come nei videogiochi: ci sono quelli che ti permettono di esplorare e fare un po’ quello che si preferisce, e quelli che si muovono su binari predefiniti dagli sviluppatori. Così è il calcio. C’è chi fa della propria forza l’estro e la fantasia, chi ragiona fuori dagli schemi e viene lasciato libero di andare dove vuole per il campo, perché ha le caratteristiche per permetterselo. Facciamo un esempio: Di Maria. C’è chi, invece, deve rimanere strettamente legato alle istruzioni che vengono date negli spogliatoi, muoversi su binari predeterminati, e costoro sono gli essenziali, perché permettono agli altri di esprimersi liberamente. Un altro esempio: Filip Kostic.
 
Avanti e indietro sulla corsia di destra, fino a consumare con i tacchetti l’erba, fino ad erodere le difese avversarie. Arrivare sul fondo e mettere palloni precisi per i compagni d’attacco, pericolosi per le difese avversarie. C’è scritto questo nella lista dei compiti di Kostic che, ieri sera, contro l’Inter ha disputato la miglior partita da quando veste la maglia bianconera. Strappi, coperture e, soprattutto, due assist che portano ai gol di Rabiot e Fagioli. Un altruista di natura, uno di quelli che gode nell’assistere i compagni quanto un Vlahovic nel segnare.
 
Crosstic”. Così lo ha chiamato Manuel Locatelli sotto un post di Instagram. Perfetto, l’esempio di quando un soprannome è azzeccato e rispecchia perfettamente il protagonista. Quanto serviva alla Juventus un calciatore così: adesso lo stiamo capendo.