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L'intensità è chiaramente ad altezza campionato. E un po' di storie, a quanto sembra, non riescono a penetrare le mura della Continassa. Nell'allenamento aperto a stampa e qualche tifoso invitato, la Juve ha proseguito il lavoro in vista dell'Empoli: è già una partita da non sbagliare - ma quali lo sono, almeno qui? - e l'attenzione che richiede Allegri è massima. Lo si capisce dallo sforzo, dalle urla, dal fatto che ogni minimo dettaglio conti più del previsto e del prevedibile. 

I DETTAMI - E' un allenamento vero e lo si capisce proprio dai dettami. Dal tecnico c'è sempre la solita richiesta: giocare avanti, provare a saltare il diretto avversario e velocizzare l'azione. Farlo al massimo. Il discorso con cui tiene a battesimo la squadra (10 minuti) dà l'idea che si dovrà faticare parecchio, e una volta passato il blando riscaldamento, il pallone si fa protagonista e cambiano le carte in tavola. Rapidità negli scambi, osare e non accontentarsi dello scarico. Gli esercizi sul possesso esaltano Locatelli: del resto, è materia sua. Un po' oscurano Chiesa: vorrebbe correre. Kulusevski si trova a vagare e Cuadrado è premuroso nel dargli sempre più indicazioni. In ogni caso, per come detta la giocata il nuovo arrivato, verso l'Empoli iniziano ad arrivare segnali di un nuovo padrone della mediana. Loca c'è. E si farà sentire. Con Rabiot a dargli una mano, magari.

ALLEGRI E CRISTIANO - “Non si può sempre andare a 700 all’ora. Ci sono momenti in cui fermi la palla e rallenti. Poi torni a correre, al massimo, a 350, 500, 150”. C'è tutto Allegri in questa frase di metà seduta, dopo aver fermato tutto e tutti ed espresso uno dei suoi concetti sacrosanti. La squadra ubbidisce, anche quando il tecnico intima di allargare l'azione, di sfruttare la classica "U" - o ferro di cavallo, vedete voi - che 'velocizzata' ha un effetto dirompente sulla costruzione dell'azione. Piccolo siparietto con Cristiano: lo vuole sempre davanti e sempre centrale. Il portoghese recepisce dopo un po'.

PROPRIO RONALDO - Gli occhi vanno a finire lì, volenti o nolenti. Lì su Cristiano. Che si piazza alle spalle del gruppo nella prima parte, che partecipa alle esercitazioni e dà una traccia centrale per gli appoggi dei compagni. Parla poco, scatta tanto. L'ultimo è quasi decisivo: Alex Sandro gli entra male e accusa il colpo al gomito. E' a terra e ha bisogno dell'aiuto dello staff medico. Alle 11.20, sembra chiusa la sua seduta: al suo posto, con tanto di ovazione del pubblico, entra Padoin. Nuove e vecchie storie, intrecciate in un mercoledì di fine agosto.