commenta
Dall’ufficialità dell’estate scorsa, la strada tracciata era chiara e in controtendenza con quanto provato a fare nelle stagioni precedenti. Il ritorno di Allegri, quasi a voler cancellare le esperienze di Sarri e Pirlo. In quei due anni, l’ambizione della dirigenza bianconera fu quella di provare a dare alla squadra un calcio più europeo, più propositivo, per dare l’assalto alla “Maledetta”, la Champions League. Missione fallita, marcia indietro: si torna all’usato assicurato, al tecnico livornese fautore di una parte importante del ciclo vincente che per 9 anni ha fatto sognare i tifosi juventini.
 
Negli anni, intorno a Massimiliano Allegri si è costruita una certa narrazione – alimentata anche dallo stesso allenatore -, che ha diviso, con l’accetta, il pubblico calcistico in due fazioni: giochisti e risultatisti. Una divisione artificiale, una semplificazione, che taglia di netto diverse questioni. A riassumere la posizione dei secondi, una frase del tecnico livornese di qualche anno fa: “Per lo spettacolo si va al circo”. Sì, perché prima di tutto vengono i risultati.
 
Quest’anno, in casa Juventus, di spettacolo se ne è visto poco. Anche ieri sera, dopo un primo tempo positivo, la squadra bianconera ha abbassato il baricentro e concesso allo Spezia il pallino del gioco, soffrendo, e non poco, le avanzate della compagine ligure. Un leitmotiv di tutta la stagione, qualcosa di già visto e rivisto. Alla fine dei giochi, quando l’arbitro fischia tre volte, la Juventus, però, esce dallo Stadium con il bottino pieno. Più in generale, la Vecchia Signora ha allungato a 14 le partite di campionato senza sconfitta; i bianconeri non fanno meglio dalla stagione 18/19, con una serie di 31 risultati positivi, sempre sotto la guida di Allegri. Ancora: dal 15 ottobre, la Juve ha subìto 5 gol in 11 partite, in Europa hanno fatto meglio solo PSG e Liverpool e nessuno ha collezionato più clean sheet dei bianconeri, sette. I numeri non sono tutto ma dicono tanto: la squadra ha blindato la difesa, raccoglie risultati e risale la classifica.
 
Sempre per citare Allegri: palla dentro, palla fuori, fa tutta la differenza del mondo, e influenza i commenti. In diverse occasioni, la Juventus ha rischiato di affondare, ma è stata brava e fortunata negli episodi decisivi, quello che non succedeva a inizio stagione. Sul piano dei risultati, un deciso passo in avanti; dal punto di vista delle prestazioni, invece, questo non si è visto. Squadra che vince – o, comunque, non perde – non si cambia, giusto così. Ma può bastare? La Juve marcia, verso l’obiettivo quarto posto, sul filo del rasoio: fino a qui tutto bene, ma il filo è sottile e il rischio enorme.