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L'Italia è la patria della tattica. Del "lo scudetto lo vince chi ha la difesa più forte", del pullman, davanti alla porta e delle piccole che si chiudono in difesa contro le big. Lo era, almeno. Perché negli ultimi anni qualcosa sta cambiando e si sta capendo che per competere in Europa bisogna rivedere la propria mentalità. Ma era questa quando alla Juve c'era Dani Alves, che ieri ha sparato una bomba: "Ho lasciato la Juve perché mi avevano mentito sul modo di giocare. Dicevano che volevano un gioco più offensivo ma alla fine non era così".

ALL'ATTACCO - Lui come Coman, che come riporta Tuttosport ha lasciato Torino per lo stesso motivo. E' andato al Bayern Monaco di Guardiola e via col calcio champagne. Stessa idea anche di Alex Sandro, Dybala, Douglas Costa e Ronaldo, che non hanno lasciato la Juve (Douglas è andato via per altri motivi) ma che non erano contentissimi del gioco di Allegri. Una vecchia storia che ha diviso da sempre: fare un calcio propositivo sempre e comunque o adattarsi all'avversario pur di portare a casa la vittoria? Tutti, vogliono vincere, in un modo o nell'altro. Ma le strade per arrivare all'obiettivo, spesso sono diverse.

SARRI E PIRLO - E i top player ne conoscono uno solo: attaccare, attaccare, attaccare. in Europa si gioca così, i 'risultatisti' non vengono ammessi. E' quello che in questi anni sta provando a modificare anche la Juve, che aveva sostituito Max Allegri con Sarri per trovare quel calcio spettacolo che aveva fatto vedere in Serie A con il Napoli. Lo scudetto è arrivato comunque ma dal punto di vista del gioco non è andata granché: quindi? Si cambia. Via Sarri e dentro Pirlo, allenatore moderno che ama giocare all'attacco. Anche stavolta però quel calcio fluido e propositivo si è visto solo a tratti. Dani Alves non avrebbe apprezzato.