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Nuovo ruolo no, ovviamente. Nuovi compiti sì. Con Andrea Pirlo è cambiata la vita di Szczesny. Come si legge su La Gazzetta dello Sport: "Sarri lo usava in modo classico, si appoggiava a lui per la circolazione del pallone ma non andava oltre. E Szczesny eseguiva, da portiere bravo con i piedi ma non al livello dei migliori al mondo: Ederson, Ter Stegen, Alisson, Reina, Bravo. Pirlo invece in estate ha fatto un’altra scelta. Ha chiesto a Szczesny di avanzare con il pallone, di abbandonare l’area e portare il pallone anche a 20, 25 metri dalla porta, con gli avversari poco lontani. Comandamento non scritto: se nessuno lo pressa, Tek non può restare passivo, non può limitarsi a passare il pallone a un difensore. È l’evoluzione del mondo: se vuoi restare tra i migliori, rischia. C’è un’immagine simbolo: Szczesny palleggia sulla sua trequarti e Bonucci va a coprirlo, spostandosi cinque metri alle sue spalle, tra lui e la porta".