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Spostato il tappeto, la polvere è ancora tutta lì. La striscia positiva e i clean sheet solo un’illusione, eppure i segnali c’erano. Svanita la solidità difensiva, senza episodi fortunati, le crepe si aprono e minano le fondamenta, mostrano le fragilità di una squadra che, tutto sommato, è sempre la stessa. Diciamoci la verità: la Juventus non ha fatto nessun passo in avanti; abbiamo voluto illuderci e messo i paraocchi ma, ancora, i segnali c’erano, basti pensare alle ultime due partite contro Cremonese e Udinese. Non cambia nulla, non è cambiato nulla: questa Juve non solo non può lottare per lo scudetto ma deve pensare a guardarsi alle spalle, puntellare il quarto posto, obiettivo minimo – probabilmente massimo -, di questa stagione. E non c’è bisogno di indossare parrucca e occhiali per dirlo.
 
A fare ancora più male, oltre il risultato pesantissimo, sono le parole di Luciano Spalletti nel post partita. Arrivano come una certificazione di qualcosa che già da tempo raccontiamo, ma come spesso accade quando a dirlo sono gli altri fa più male ed è più difficile da accettare. “Prima, quando si giocava contro la Juventus, la sensazione era di andare contro un colosso. Oggi hanno dimostrato che, invece, contro di loro si può giocare”. Un missile, detto a bassa voce, passato quasi in sordina, ma è un messaggio potentissimo, soprattutto perché è vero. Sì, la Juventus ha perso il suo status di grande, non fa più paura a nessuno. Al Maradona si è vista una big e una provinciale, ma questa volta i ruoli erano invertiti rispetto al solito. Fa male, sì. Ma l’ultima stagione e mezzo dimostra che se si continua così nulla cambia, al di là delle illusioni.