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Quasi”, tutto per la Juve con l’Atalanta è stato “quasi”. Un pareggio a Bergamo ci sta. Anche una sconfitta non sarebbe stata uno scandalo per una squadra che non può sempre vincere. Ma mentre la sconfitta con lo United in casa e l’1-1 col Genoa alla fine risultarono immeritati, con l’Atalanta il pareggio ha il classico sapore d’una  “quasi vittoria”.
Succede quando una squadra in 10 è capace di reagire, acciuffare  il pareggio e rischiare addirittura di vincere.

Una quasi sconfitta è stata, però,  la formazione scelta da Allegri. Non si capisce l’insistenza su Khedira in una partita contro una squadra di lotta come l’Atalanta, non si capisce il rischio di affidare il centrocampo ad un giocatore quasi convalescente come Emre Can. Due scelte che hanno inciso pesantemente sul risultato e sull’andamento d’una partita che non era quella giusta per fare esperimenti. Qualcuno ha ipotizzato che Allegri volesse fare dei test. Invece preferiamo ipotizzare che la formazione sia stata dettata dall’infermeria, perché per i test  non era, appunto, questa la partita adatta. E si è visto.

Emre Can ha spesso perso la posizione in area, Khedira, come spesso gli accade, non è pervenuto, foglia in balia delle folate nerazzurre, quasi irritante con quei suoi mulinelli per lo più a vuoto. E’ vero: Bentancur ha deluso più di tutti, dimostrando, oggi di essere un lusso ed è andata bene che Pjanic abbia ritrovato quel po’ d’ iniziativa da troppo tempo latitante.
Fra i vari messaggi di Atalanta-Juve c’è il carattere mai domo, la forza fisica e mentale di Ronaldo, vero trascinatore psicologico oltre che atletico, ma ahimé, anche il preoccupante nodo del  centrocampo. Senza Matuidi diventa il nervo scoperto della Juve, perché con la sua assenza la squadra perde equilibrio. Bastano 38 gradi di febbre (questa la causa dell’assenza forzata) per capire il verdetto. Affidarsi solo a questo Emre Can, come centrocampista di lotta, può essere pericoloso.