commenta
Aveva spezzato il forte legame che lo teneva unito a Napoli, club e città, per cedere alle avance della Vecchia Signora. Dopo un anno e mezzo, Maurizio Sarri si trova disoccupato, ancora stipendiato dalla Juventus ma senza lavoro, senza una panchina dove allenare, dopo l’esonero della scorsa estate in favore di Andrea Pirlo. E quella di stasera al Mapei Stadium di Reggio Emilia sarà la sua non-partita. Da una parte la Juventus, con cui vinse uno scudetto ma lasciò un segno tutt’altro che indimenticabile, dall’altra il Napoli, dove forgiò una scuola di pensiero tradendone poi la fiducia. Soffermandoci sul suo passato recente, dove sbagliò alla Juve?

ERRORI E FIDUCIA - L’idea del club, per la verità più di Paratici e Nedved che di Agnelli, fu quella di innalzare il tasso qualitativo del gioco. Fuori Allegri, dentro Sarri con il suo Sarriball, denominato così a Londra dove conquistò l’Europa League. Nell’arco di un anno intero, della sua filosofia si sono intravisti i principi, con scarsa applicazione. Tra l’insegnamento e la pratica c’è stata una rottura, ancor più alla base. Il tecnico toscano non è mai riuscito ad avere presa sulla squadra, la famosa scintilla non è mai scattata, è mancata la totale fiducia. Senza questa, neanche il miglior progetto tecnico poteva essere realizzato. Rapporto non semplice con alcuni senatori (come Chiellini), immagine distante dai canoni bianconeri e fallimento tattico dettato dalla poca predisposizione all’apprendimento, sempre perché Sarri e squadra hanno viaggiato su linee parallele, che non si sono mai realmente incrociate. Luce vera in un anno di chiaro-scuro la firma sul nono tricolore consecutivo, ma gli errori sul campo spaziano dall’eliminazione in Champions League contro il Lione alle sconfitte in finale di Coppa Italia e Supercoppa. E stasera, sullo sfondo di Juve-Napoli, figurerà anche la sua presenza, ormai distante da entrambi i mondi.