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L'articolo 3 comma 1 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
 
Ebbene sì, c'è un particolare che fa i cittadini italiani diversi gli uni dagli altri: la residenza. Bene ha fatto il Prefetto di Torino a ribadirne la liceità della norma. Non si spiegherebbe altrimenti perché differenziare, in base appunto alla residenza, la disparità di trattamento tra tifosi napolisti campani e tifosi napolisti di ogni altra parte del globo terracqueo.
 
Forse a qualche buontempone verrebbe di gabolare anche solo col pensiero che, coloro che dal golfo di Napoli sono approdati ad altri lidi, hanno avuto come conseguenza non prioritaria la piena redenzione civile, rispetto ai conterranei rimasti a crogiolarsi in una sorta di limbo tra il selvaggio e l'arretrato. Non sia mai, pena l'ostracismo più profondo, rispetto al sacrosanto condividere di essere tutti uguali di fronte a Dio, molto al di là della Costituzione.
 
Bando alle ciance, la disposizione puzza di cerchiobottismo lontano un miglio, una forma di disposizione figlia di mille pressioni, di mille nasi che ci si sono ficcati per ottenere visibilità, rilevanza, notorietà. Se poi si tratta del sindaco di san Gennaro, allora siamo di fronte all'ennesima ingerenza verso cose marginali, per non sporcarsi la mani nei reali e secolari problemi di Napoli.
 
Sono passati ormai cinque anni da quando le tintorie del Piemonte si videro sommerse di cappotti e giacconi conciati come autentici “cessi” a macchia di leopardo. Anche qualche pronto soccorso vicino allo Stadium registrò la visita di malcapitati colpiti da porcellane, non proprio di Limoges. Ma si sa, che i tifosi napolisti sanno a volte manifestare a tutto tondo (meglio sarebbe dire a tutto ovale, con tanto di coperchio) il loro folklore, che tutto il mondo conosce.
 
E che nessuno si escluda dall'essere identificato come “italiano pizza e mandolino”, anche se originario di Bardonecchia, ci tocca e non ci si può esimere. Come recita la Costituzione siamo tutti uguali davanti alla legge, ma se i napolisti rompono, i cocci non sono del presidente del Napoli o del sindaco del capoluogo partenopeo; no, sono della società Juventus, che per regolamento di Lega, non può nemmeno battere ciglio.
 
E così sia, fino ad un certo punto. Tant'è che da 5 anni il Napoli gioca a  Torino, sponda Juve, da solo, a parte qualche sparuto manipolo di tifosi azzurri entrati nello stadio per l'irresponsabile vendita di tagliandi da parte di club e tifosi bianconeri, figli della stranota madre sempre incinta.

Perchè non convincersi che andrà tutto bene? Sovente la gente comune è assai meglio di chi la governa. La speranza che domenica sera si parteciperà ad un magnifico meeting di sport è davvero l'ultima a morire, come sarebbe l'ultima a morire la speranza di poter assistere nel settore ospiti  al S. Paolo senza guardarsi le spalle e, in altri settori, non rischiando di essere cacciati a calci e sputi perché il figlioletto mostra una sciarpa bianca e nera.
 
Forse è un sogno, seppure già approdati nel XXI° secolo, sicuramente altrettanto lecito come quello che il sindaco vesuviano accenna come giustificazione all'apertura urbi et orbi dello spicchio ospite. “I have a dream” non è una novità. Avere un sogno comunque non dà diritto a fare passare momenti non belli ai rivali di tifo, a meno che il primo cittadino napoletano o il presidente del sodalizio azzurro non dichiarino il proprio iban e si facciano carico in toto dei danni.
 
Dubito che la patria del “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato” generi inopinatamente illuminazioni cerebrali di tale portata. Perciò, chi sta in Campania ci stia e chi ha il biglietto al 112, stia in...campana, senza la “i”.

P.S. Uso il termine “napolista” perché ho troppo rispetto di amici napoletani juventini. Un conto ad esempio è essere torinesi ed altro è essere torinisti. Si provi solo a darmi del torinista e poi vediamo quel che succede!