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La storia di Simone Muratore. Giovane lanciato nella Juve 2019-20, il preferito di Maurizio Sarri, ha girovagato un po' dopo l'addio ai colori bianconeri arrivando fino al Portogallo. Ma lì, al Tondela, nell'ottobre 2021 ha scoperto un neurocitoma, un rarissimo tumore cerebrale, per lui benigno, che ha cambiato la sua vita. L'operazione a dicembre 2021, la riabilitazione e il ritorno agli allenamenti: la Juve, infatti, gli ha riaperto le porte di “casa” per allenarsi da svincolato. E lui si è raccontato alla Gazzetta: "Abbastanza bene. Sono a Vinovo e mi sto allenando. Arrivo da due anni difficili, però la determinazione è tanta e quindi spero di tornare a breve a pieno regime. Per me la Juve è una seconda casa, una seconda famiglia. Mi hanno sempre fatto sentire importante, e anche nel mio brutto momento ho sentito la loro forte vicinanza". 

SMETTERE - "Quando ho saputo la notizia ho pensato solo a un fermo temporaneo, come in altri infortuni passati. Mi avevano spiegato tutto il percorso e prima dell’intervento ero abbastanza tranquillo. Poi, però, alle parole sono susseguiti gli eventi, con le prime difficoltà. L’operazione doveva durare 6-7 ore, invece è andata avanti per altre 3-4 in più. Quando mi sono svegliato dal coma e ho cominciato a prendere coscienza di cosa mi stesse succedendo, sinceramente, ho pensato di smettere di giocare a calcio. Il problema di salute aveva preso il sopravvento su tutto". 

ALLENAMENTI - "La riabilitazione è stata molto lunga e complessa, mi sono allenato per tanto tempo ma era tutto difficilissimo. La nascita di mio figlio però mi ha dato un input straordinario. Ho sentito il dovere di provarci, come se a un certo punto in quei momenti bui ho trovato una spinta, una carica in più per non mollare. La mia ragazza e la famiglia hanno fatto la differenza nella scelta di riprovare a giocare". 

CHERUBINI - "Devo fare un ringraziamento speciale a Cherubini, perché è stato uno dei primi a farsi sentire in quel momento particolare per me, subito dopo l’operazione. E anche perché mi ha permesso adesso di venire a Vinovo per cominciare questo percorso. Un enorme ‘grazie’ lo devo soprattutto a lui". 

JUVE - "Terminata la trafila giovanile, al primo anno di Under 23 ho pensato di poter vivere di calcio per almeno 15 anni. Giocando con gli adulti, in Serie C, prendi coscienza di cosa sei e dove puoi arrivare. Nell’anno di Sarri andavo spesso in prima squadra, col mister ho capito che ero sulla strada giusta per trasformare il mio sogno in realtà. Un bel rapporto con lui? Ce l’ho ancora. Dopo l’operazione mi ha mandato un messaggio, dicendomi che mi aspettava sui campi della Serie A. Con lui ho trascorso un capitolo bello e importante della mia vita calcistica". 

RITORNO - "I primi giorni di allenamento sono stati difficili da gestire. Le prime volte in campo sono state un disastro, mi sono sentito come se fossi tornato alle prime volte da bambino, come se non avessi mai indossato delle scarpette per dare i primi calci a un pallone. È la prima volta che parlo del mio lungo periodo di stop, confesso che in tante occasioni avrei voluto piangere, anche se il più delle volte non l’ho fatto. Nel primo periodo non riuscivo a stare neanche in equilibrio sul piede, ma fortunatamente non mi sono fermato e ora sono qua a parlarne". 

SOGNO - "Se una volta il mio sogno era quello di arrivare in prima squadra, adesso è quello di tornare in campo. Sì, lo vedo sempre più vicino. Sarà questa la prossima tappa".