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I sogni di un bambino di 8 anni con il poster di Nedved in cameretta, che si fanno concreti come una maglia da titolare appesa nello spogliatoio dell’Allianz Stadium, come la standing ovation che i tifosi gli tributano all'uscita dal campo, come le strette di mano di Allegri e compagni in panchina. Esattamente un anno fa, Fabio Miretti scendeva in campo a Vinovo, per lo scontro al vertice tra Juventus Primavera e Roma. Partita terminata con il risultato di 2 a 2, pareggio agguantato dai bianconeri sullo scadere, grazie anche al solito apporto del centrocampista classe 2003. 365 giorni dopo, l’abbraccio di Zakaria nel tunnel, un mezzo sorriso ad allentare la tensione e poi via, di corsa verso il terreno di gioco per il riscaldamento, prima dell’esordio in prima squadra da titolare.
 
Con mano ferma, e per nulla tremolante, prende le chiavi del centrocampo. Con piede fermo, e per nulla tremolante, è da subito coinvolto nel match, fa girare la squadra, si propone e verticalizza, cercando linee di passaggio non banali, esplorando traiettorie che poche volte si sono viste nel corso della stagione. Non solo, rincorre l’avversario e spezza il ritmo del Venezia, dimostrando grandi capacità nelle due fasi. A stupire ancora di più, però, è la personalità. Non si nasconde mai dietro l’uomo, anzi, cerca disperatamente di smarcarsi per toccare più palloni possibili; quando non è direttamente coinvolto, gesticola e indirizza i movimenti e i passaggi dei compagni. In quel gesticolare, che va avanti per tutto il match, c’è la testa da calciatore navigato; è un 2003 all’esordio da titolare, ma la pressione l’ha lasciata nello spogliatoio, in campo nessuna traccia.
 
A dimostrazione della fiducia che Allegri e la squadra ripongono in lui, la presa in carico di battere i calci piazzati. È lui, al 7’, a mettere il pallone sul secondo palo, per la sponda di de Ligt che porta al gol di Bonucci. Ancora lui, 10 minuti più tardi, a imbucare in area d’esterno, a gettarsi sulla respinta e sfiorare un gol che sarebbe stato ciliegina su una torta già di alta pasticceria. Al 75' si ripete, mettendo in mezzo un angolo che si trasforma nel 2 a 1, sempre di Bonucci.
 
Una prestazione, quella di Fabio Miretti, che è un messaggio. Adesso Allegri lo sa, ne ha avuto la riprova, può contare su di lui per questo finale di stagione, perché ha qualità e testa per reggere il palcoscenico della Serie A. Il classe 2003 ha bruciato le tappe, da quando è entrato nel mondo Juve a 8 anni, da quel pomeriggio di Vinovo d 1 anno fa, passando per l’Under 23 fino all’esordio da titolare in prima squadra; ha scalato le gerarchie, per gli ultimi atti del campionato. Ha messo in crisi la dirigenza, che dovrà scegliere cosa fare del ricco pacchetto di centrocampisti di prospettiva, composto anche da Rovella, Ranocchia e Fagioli. A fine stagione le valutazioni, le scelte sul futuro, prestiti e cessioni, oppure entrare nella rosa della prima squadra. Per questo, il messaggio di Miretti non può restare inascoltato.