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Si gioca, con quali regole, quando? Juve-Milan, prima partita post coronavirus, restituisce un’immagine completa delle incertezze e delle lacune organizzative e gestionali del calcio e della politica (sportiva) italiana. Un caos assortito, un puzzle che si compone ogni ora di nuovi inesplorati e impensabili pezzi. 


L’ultima uscita, in ordine di tempo, è stata quella del ministro della salute Roberto Speranza che, nel suo intervento in Senato, ha detto: “Il 20 ed il 21 giugno riprende il campionato di serie A a porte chiuse, ma siamo già orientati ad autorizzare le semifinali e la finale di Coppa Italia che si disputeranno rispettivamente il 12, il 13 ed il 17 giugno prossimi”. Parole quantomeno intempestive, che lasciano per certi versi a bocca aperta: mancano 48 ore al fischio d’inizio della partita, la Rai ha già orchestrato palinsesto e pubblicità per la trasmissione in diretta, e in chiaro, della sfida, e il Governo è ‘orientato’ ad autorizzare la disputa dell’incontro? Sembra paradossale, ma è tremendamente reale.

Nel pomeriggio di oggi, invece, la Lega Calcio ha ufficializzato novità regolamentari a dir poco importanti. Sì, a due giorni dalla partita. Innanzitutto l’orario in cui si giocheranno le due semifinali, Juve-Milan e Inter-Napoli: in campo alle ore 21, con annesso minuto di silenzio in memoria delle vittime del coronavirus.

Poi, una scelta che può imporre cambiamenti sostanziali per le squadre impegnate, sia per strategie e atteggiamento in campo che per scelte generali: qualora il risultato, al termine del secondo tempo, fosse ancora in parità, non ci saranno i tempi supplementari. Si andrà direttamente ai rigori. Una modifica al regolamento della Coppa, a competizione in corso, valido solo per questa stagione, per semifinali e finale. Il tutto per accorciare i tempi e ridurre al minimo indispensabile lo sforzo dei calciatori. Per fare un esempio pratico, qualora al 90’ Juve e Milan fossero sul punteggio di 1-1 (lo stesso della gara d’andata) si andrebbe direttamente alla lotteria dei rigori.

Una scelta che per certi versi può anche avere senso, da qui ad agosto ci saranno tante partite da giocare. La cosa che sorprende però è che ci sono stati tanti mesi per decidere, ma alla fine si è arrivati all'ultimo per deliberare su temi chiave. Sì, perché in questo caos tra 48 ore si torna in campo. A meno che il governo non cambi nuovamente idea.