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Le parole sono importanti, e non solo per Nanni Moretti. Le parole sono importanti soprattutto se accompagnate dai fatti, per questo ad ascoltare Roberto Mancini un po' di certezze sono rifiorite, un po' di dovuta preoccupazione ha iniziato a dissiparsi. Il protagonista? Moise Kean. Che ieri ha ritrovato l'azzurro, che presto potrebbe ritrovare anche la Juventus. Non sarà semplice, ma alla base resistono (anche) le parole del commissario tecnico: il ragazzo è cresciuto. E' più maturo. 

IL RITORNO - In tanti si erano fatti prendere dalla fretta del giudizio, col paragone con Mario Balotelli a un solo pensiero di distanza. Ma Moise, cresciuto in una squadra di campioni come Mario, emigrato in Inghilterra per esplodere come Mario, ha saputo scrollarsi tutta l'attenzione di dosso e ha lavorato nell'ombra soprattutto su se stesso. Non è andata bene, la prima con l'Everton. Per questo, con l'agente Mino Raiola, sta immaginando anche un futuro altrove, magari dov'è stato sempre coccolato e dov'è cresciuto a suon di promesse. Alla Juve servirebbe per ragioni di cuore e ragioni di lista, e le parole di Mancini in questo senso sono decisive: è cresciuto, sì, e ora gli serve solo continuità.

IL PIANO - 
Continuità che sarebbe difficile da avere a Torino, questo è chiaro. Ma in un ambiente formato famiglia il percorso di crescita non subirebbe poi così tanti intoppi. In un attacco quasi tutto over 30, la freschezza di Moise sarebbe ossigeno puro. Adesso? Adesso c'è il piano. La Juve vuole riportarlo in prestito, fattore che frena parecchio la trattativa: l'Everton non chiude alla cessione, allo stesso tempo sta investendo sul mercato e per Kean potrebbe esserci meno spazio della scorsa stagione. A metà strada? Sì, a patto che la Juve offra qualcosa che vada oltre la promessa di un riscatto.