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Con un po’ di superficialità, come se cento milioni fossero nulla, si sente spesso raccontare: la Juve venderà Dybala e incasserà quanto ha speso per Ronaldo, poi reinvestirà tutti quei soldi per un altro fenomeno. Già, ma chi li paga cento milioni non per Dybala, campione dalle doti tecniche eccezionali, bensì per questo Dybala?

Dybala in campionato ha segnato due gol, uno al Bologna e uno al Cagliari. Un anno fa, dopo ventidue giornate, era già a quota quattordici (e aveva saltato le ultime due gare per un infortunio). Sta andando meglio in Champions, dove è andato a bersaglio cinque volte, ma ben quattro contro lo Young Boys. La sua stagione, benché nell’ambiente bianconero si provi a darle un aspetto vagamente positivo, è quasi fallimentare: sette reti in ventisette partite, giocate quasi tutte per intero, sono praticamente nulla (e ricordiamo ancora una volta che oltre il cinquanta per cento di quei gol sono stati segnati agli amici svizzeri). Tra l’altro l’argentino, di cui abbiamo ammirato lo straordinario talento, dà la sensazione di faticare a ritrovare una propria identità anche a livello tattico: da “tuttocampista”, come lo vuole Allegri, raramente riesce a esprimersi al massimo; sulla fascia appare sacrificato; da falso centravanti non è efficace.

Chi ha seguito Dybala negli ultimi sei mesi - e in parte anche nella prima metà del 2018 - ha legittimi dubbi sulla sua capacità di essere un campione totale: spietatezza, leadership, capacità di essere decisivo. Questo deve essere un calciatore da cento milioni. Senza se e senza ma, perché un club che investe una cifra del genere non lo fa per scommessa: vuole certezze e non bastano piedi speciali e doti tecniche super per azzardare una spesa del genere.

A venticinque anni, Dybala non è più Dybala. E questo Dybala, nuovo e peggiore del precedente, non vale cento milioni. Il mercato estivo della Juve passa anche da lui: dal suo rendimento, dalla sua valutazione.

@steagresti