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Che Pirlo fosse un azzardo lo sapeva lui stesso, ma intorno a lui è scattata una singolare proprietà transitiva, basata su un’irresistibile suggestione. Pirlo è stato un grande campione, quindi sarà un grande allenatore. Ora, lo sappiamo benissimo quanto quest’equazione non sempre funzioni. Basterebbe prendere il nome più invocato in questi giorni: Maradona. Campionissimo, ma allenatore a dir poco mediocre.

L'ALLURE - Con Pirlo, però, eravamo (e siamo) di fronte ad un altro tipo di persona o personaggio. Maradona era trasgressivo, anarchico, aggressivo, caratteriale. Pirlo è misurato, riflessivo, tranquillo, con la testa sulle spalle: primo della classe in campo e fuori, nelle sue frequentazioni (assai diverse da quelle del Pibe de oro) e nelle aule di Coverciano. Tutto questo ha fatto, anche comprensibilmente, sognare i tifosi: non avrà esperienza - si diceva - ma è una persona di totale fiducia e, fino ad oggi, non sembra aver sbagliato mai nulla. Il fascino del suo modo di giocare ha fatto il resto, alimentando la proiezione che dalla panchina riproducesse le sue gesta in campo: tanti 11 o 22 Pirlo, ognuno nel proprio ruolo, vincenti ed eleganti. I tifosi juventini, stanchi di “soli” risultati (sembra un paradosso), avidi di bel gioco inneggiavano all’arrivo di Sarri. Poi, ardenti di dimenticare la sua apparizione, si sono buttati sul grande ex centrocampista, sognando l’eterna simbiosi Allegri+Guardiola o +Klopp. Cioè la tradizionale sostanza del passato sposata alla brillantezza del presente.

LA DISILLUSIONE - Come quasi sempre, le aspettative sono una lama a doppio taglio: potenti all’inizio, nella speranza; irrefrenabili, ai primi scricchiolii, nella delusione. È vero che il tempo degli esami per Pirlo e per la Juve sono finiti? In realtà, gli esami non finiscono mai. Finisce la giustificazione d’un eterno sperimentalismo. Ora, Pirlo l’aveva detto a chiare lettere: voleva una squadra liquida, cioè adattabile e camaleontica. Ma “liquida” è la definizione che Bauman ha dato dell’ultimo periodo della società post moderna in cui l’individuo procede senza punti di riferimento, d’incertezza in incertezza, in una relatività assoluta dettata dalla globalizzazione, dall’apparenza, dal consumismo e dalla velocità.

CRUDA REALTÀ - Liquido è anche l’opposto di solido e la Juve di oggi appare proprio così: sperduta, alla ricerca di se stessa, incerta, in una girandola di giocatori fuori ruolo o di ruoli che certi giocatori non sembrano in grado di ricoprire. Il rischio che si liquefaccia o galleggi nello sperimentalismo è reale non solo per le incertezze del neo allenatore. Noi siamo tra quelli i quali non credono a una rosa stellare: il centrocampo risulta da tempo un problema, Kulusevski (ma qui la responsabilità è confinarlo lungo la linea laterale) è, per ora, un grande “prospetto”, Bentancur un ex grande “prospetto”, Arthur non sa cantare e portare la croce. Il rebus terzini non è stato risolto. Ma su un punto, anzi due, sono tutti d’accordo: senza Ronaldo non si può stare e la colpa è sempre di Dybala. Tutto il resto non conta.