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"Immaginate di essere un atleta, un calciatore professionista che, dopo una vita di sacrifici, sta finalmente sfondando. E, improvvisamente, rimanere paralizzato dalla vita in giù, non in seguito a un'incidente o a un trauma, ma per una malattia rara, la cui causa scatenante è oltretutto sconosciuta". La Juventus ha presentato così la storia "tremendamente vera" di Daouda Peeters, centrocampista belga della Juventus Next Gen, passato in prestito per la prossima stagione al Sudtirol in prestito. Nell'ottobre del 2021, quando era in prestito allo Standard Liegi, è stato colpito dalla Sindrome di Guillain-Barré, una polineuropatia su base autoimmune, che colpisce il sistema nervoso periferico, così si è trovato bloccato in un letto, senza sapere cosa sarebbe stato del suo futuro. Un lungo calvario, tappe difficilissime da superare e un coraggio fuori dal comune. Così è tornato in campo. 

Si è raccontato così in "Still", l'ultima produzione di Juventus Creator Lab: "Un giorno in allenamento le mie gambe non funzionano più. Sono caduto e non riuscivo a camminare, a fare più niente". 

LA FAMIGLIA - "Sono nato in Africa, in Guinea, a sei anni sono stato adottato e sono cresciuto in Belgio. Ho una mamma, un papà, due sorelle e un fratello.

LA JUVE - Il mio agente mi ha chiamato e detto: "La Juve è interessata". Io rispondevo: "Non è vero, non è vero". E dopo sono venuto qua, ho visto tutto e ho detto: "E' il mio sogno". Il mio esordio è stato un momento speciale per me, mi ha chiamato il mister e sono entrato. 

IL DRAMMA - Il momento più brutto della mia vita è iniziato veramente dal nulla. Un giorno in allenamento perdevo l'equilibrio e avevo poca forza quando correvo o tiravo. Quando sono arrivato in ospedale mi hanno fatto qualche test, ho dormito e il giorno dopo quando mi sono alzato per andare in bagno sono caduto. Ho perso tutto. Ho chiamato il dottore e detto che non riuscivo a camminare, non sentivo più nulla. Questo è stato il giorno più brutto. Dal nulla sentivo zero. Ho avuto paura di morire, alcuni che erano con me in ospedale dopo tre giorni sono morti perché era arrivata al cuore. Ero in shock. Ero sano e da un giorno all'altro non potevo più muovermi. 

RIPRESA - Una mattina mi sono svegliato e ho sentito un piede che si muoveva, ho fatto i test e i dottori me l'hanno confermato. Quattro o cinque mesi ogni giorno, come un bambino, ho ripreso a camminare. Faceva anche male perché i miei muscoli non erano più abituati a camminare. Dopo due tre mesi capisco che sto migliorando, i miei muscoli funzionano e anche la connessione con il cervello. 

RITORNO - Il primo giorno che sono tornato in campo era inizio febbraio, è stato fantastico. I miei compagni erano felici per me, io mi sentivo veramente bene. Sono di nuovo in campo, mi sento bene, sono sano. Questo vuol dire che nella vita tutto è possibile".