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C'è una specie di “regola” non scritta che muove la comunicazione, al di là degli interessi partigiani o economici. È insita nella relazione novità-interesse: bisogna trovare, per i media, sempre qualcosa di nuovo. Non è necessaria una rivelazione, basta il cambiamento di prospettiva, il punto da cui s'inquadra una vicenda.
Per la Juve, con l'inchiesta Prisma e il giudizio in Corte d'appello FIGC, è andata pressapoco così: fuga di notizie, pubblicazioni di intercettazioni in corso prima della trasmissione degli atti alle parti, processo in piazza, dibattimento, Chiné e la richiesta di -9 punti (con la bizzarra espressione “la Juventus deve stare dietro la Roma”, come se quest'ultima fosse un parametro giuridico), la decisione della Corte Federale di togliere ai bianconeri quasi il doppio dei punti: 15.
Un giustizialismo colpevolista s'è abbattuto sulla Juventus, processandola prima sui media e poi in tribunale; nel frattempo, sempre in piazza andava in scena il dibattimento penale (bilanci, stipendi). Ma da quando la squadra torinese ha deciso di appellarsi al Collegio di Garanzia del CONI, si susseguono i segnali che la darebbero vincente o almeno risarcita dei punti (solo di questo, s'intende; dell'immenso danno d'immagine e sportivo manco a parlarne). Si tratta di opinioni, non di fughe di notizie veicolate, come avvenuto in precedenza, per suscitare quel sentimento popolare antijuventino che, guarda caso, precede sempre i processi importanti. Ora, nell'imminenza del giudizio, è come se il vento fosse cambiato, forse perché le cartucce colpevoliste erano state sparate troppe volte, finendo per perdere “forza” comunicativa.
Certo di nuovo c'è il noto atto della Covisoc. Gelosamente secretato da Chiné, ora deve essere comunicato alla difesa, il che rafforza la tesi dello sfondamento dei tempi procedurali da parte del Procuratore. In più quasi tutte le argomentazioni di professori, giuristi, avvocati, giornalisti tendono a rilevare, in sostanza, che la sentenza d'appello della Corte Federale FIGC è un obbrobrio, fa acqua da tutte le parti e il Collegio di Garanzia del CONI dovrà, giocoforza, restituire i punti sottratti. Le osservazioni sono molteplici, convincenti e condivisibili, ma il Professor Matera, un esperto che ha contribuito a scrivere il Codice della Giustiza sportiva, va ben oltre. Dice, in sostanza, che la sentenza con la penalizzazione di 15 punti non ha a che fare con il diritto, bensì con elementi irrazionali: “La suggestione prevale sul diritto, anche per la forza evocatrice della vicenda giudiziaria penale”. Suggestione, forza evocatrice, sensazioni e sentimenti che mai dovrebbero albergare nelle menti degli inquirenti e dei giudici. Già il solito sentimento popolare, il tifo applicato a vicende giuridiche, l'odio. Lo abbiamo già visto: repetita Juventus...