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I cantieri si aprono e si chiudono. Il vero dramma? Se si lasciano a metà, come qualcosa di potenzialmente meraviglioso che poi implode sotto i colpi economici e burocratici. Alla fine, mettere su una squadra è come realizzare un'opera: ogni tassello deve andare al posto giusto, nulla deve essere lasciato al caso. A partire dalle basi, necessariamente solide se si vuole che il castello (non solo dei sogni) crolli sotto il peso degli imprevisti. 

A FINE CORSA - Ecco perché la Juve, anche se col tricolore cucito sul petto, deve necessariamente cambiare. Anzi: realizzarlo, il cambiamento. Lo scudetto resta una delle poche certezze, e pure se importante non arriva a mascherare tutti i dubbi che il campo ha palesato. Su tutto, una lista di calciatori ormai fuori da qualsiasi proiezione futura: da Rugani a Khedira, da Higuain a De Sciglio. Non faremo un elenco perché non ce n'è bisogno: è solo per intenderci, ché una rivoluzione è strettamente necessaria. 

LAVORI IN CORSO - Kulusevski e Arthur hanno iniziato a dare una forma al mercato, che almeno quest'estate non avrà l'ansia del rientrare nei numeri e si potrà concentrare sulla qualità e sul talento dei calciatori. Magari, si spera, Maurizio Sarri potrà dare un po' di indicazioni in più e non estraniarsi da un fattore fondamentale soprattutto per un allenatore come lui. Mai come in questa stagione, si è avvertito il senso di una mancanza di leadership, quasi di guida. Servono gestori di ego e di gioco, chi è a fine corsa si faccia da parte.