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Dare una svolta lì, a centrocampo. Finalmente ce l’ha fatta Pirlo, la girandola di esperimenti finalmente ha dato i suoi frutti, offrendo contro il Bologna forse la versione definitiva della mediana bianconera. E la conclusione non deriva solo dai men of the match, Arthur e McKennie, ma soprattutto da come gira l’ingranaggio con al centro Bentancur, supportato dalle due mezzali.

I CINQUE ELEMENTI - Dopo prestazioni non convincenti e meccanismi poco oliati, Pirlo ha messo sul tavolo i cinque elementi a sua disposizione. McKennie è un tuttofare, rompe il gioco e si inserisce, Rabiot offre fisicità e un pizzico di anarchia, Ramsey galleggia sulla trequarti, Bentancur è dinamismo puro ed infine Arthur, il ‘regista’ mobile. La rivoluzione del centrocampo è partita proprio da quest’ultimo, che nell’arco della prima parte di stagione ha fatto vedere solo lampi delle sue capacità. Fortunatamente, i fulmini brasiliani sono caduti dal cielo al momento giusto, contro il Napoli in Supercoppa, partita con cui Pirlo doveva lanciare un segnale dopo la figuraccia a San Siro contro l’Inter. Fuori Rabiot e Ramsey, dentro Arthur e McKennie e all’improvviso, la musica è cambiata.

E CON IL PLAY? – Come scrive La Gazzetta dello Sport, Pirlo è riuscito a dirigere meglio l’orchestra con l’inserimento di Arthur, abbassando Bentancur davanti alla difesa. L’uruguaiano garantisce solidità, filtro e ritmo, mentre il brasiliano è un palleggiatore in movimento, assicura verticalizzazioni che spaccano le difese, polmoni, geometria alla manovra e qualità da vendere. Ma non è un regista, sia chiaro, a volte risulta troppo frenetico in determinati frangenti. Proprio quel play che fu in carriera Pirlo, il “reagente chimico” lo definisce la Rosea, rilanciando il nome di Locatelli. Un altro Pirlo non c’è più, ma il regista del Sassuolo è il meglio che offre il nostro Paese. In estate 30/40 milioni furono troppi, in futuro chissà se le parti troveranno la quadra giusta.