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Facile dire: “Tanto lo scudetto lo hai già vinto e te lo porterai a casa lo stesso sabato prossimo”. Mi spiace, ma perdere non fa mai piacere, nemmeno quando scegli di mandare in campo una Juve sperimentale contro un avversario più motivato, e puoi anche permetterti la seconda sconfitta in campionato (la 6° stagionale). Soprattutto, ti dà ancora più fastidio aver perso dopo essere passato pure in vantaggio e sarebbe poi bastato non prendere il secondo gol da Floccari per chiudere la pratica scudetto, in modo definitivo. Occasione sprecata, buttata… mannaggia!

Finora la Spal aveva vinto in casa solo 4 partite, la 5° è arrivata niente meno che contro la Juventus. Non quella vera, un’imitazione, ma i 3 punti valgono ugualmente. Ogni tanto la Signora questi regali li fa (Genova docet), coi titolari così come con seconde e terze linee. 
L’alibi di aver schierato dei Primavera al posto dei titolari vale fino un certo punto; l’anno scorso, in questo stesso stadio, la Juve-tipo non andò oltre un faticoso pareggio. Togli Gozzi e metti Bonucci, con gli spallini o ce la metti tutta oppure non passi. E ieri Gozzi, Mavididi, Nicolussi Caviglia, Kastanos ce l’hanno pure messa, ma non è bastata. Alla fine, la lotta per la sopravvivenza ha prevalso su una tranquilla ricerca del punto-scudetto. L’esperienza di Floccari ha prevalso sull’inesperienza degli sbarbati Caviglia e Gozzi. Un pizzico di malizia in più e almeno il pari sarebbe stato portato a casa, insieme all’8°.

Peccato, perché dopo la rete di Mosè sembrava fatta, invece… A far di calcolo ti freghi sempre. Al Mazza i bianconeri sono infatti rientrati in campo come alla Cruijff Arena, leggeri, svagati, poco concentrati, ed il pari spallino è arrivato quasi subito. Poi hanno provato a gestirla, e hanno preso il raddoppio. Il forcing finale, con la Spal a difendere coi denti e falli tattici a go-go il prezioso vantaggio, ha prodotto tanta movimentazione di palla ma zero tiri in porta. 
Gli aspetti positivi: la buona prova proprio del millennial Paolo Gozzi, la spiccata personalità di Mavididi, il buon rientro di Cuadradone, gli 80 minuti senza stop di Barzagli, l’ennesimo gol di Kean. 

Quelli negativi: uno su tutti, la prova incolore di Dybala. Mai uno squillo, per nulla trascinatore. Come uno che non sente su di sé la fiducia altrui, nonostante il discorsetto motivazionale di Nedved in settimana (“non ti vogliamo vendere, tutte fregnacce”) e i puntuali complimenti di Allegri a fine gara. Paolo sembra aver fiutato invece attorno a sé un’aria non buona, e questo lo condiziona in campo mica poco. Le prossime 6 di campionato presumo le giocherà tutte, ma martedì sarà di nuovo in panca. E se nelle partite che contano gioca un altro al tuo posto, qualche ragionamentino ce lo fai.