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Se il fattore emozionale di tornare a San Siro contro la squadra in cui è cresciuto e nella partita in cui è esploso (a maglie invertite), poteva aver condizionato - almeno in parte - la prestazione sottotono di Manuel Locatelli in Milan-Juventus dello scorso gennaio questa volta no. Quella di ieri è soltanto un'altra gara sotto le aspettative di un inizio di stagione in generale molto complicato per Manuel. Allegri lo aveva scelto al posto di Leandro Paredes per avere maggiore solidità, equilibrio e corsa. E in effetti nei primi minuti, quando tutta la Juve era sembrata lontana parente di quella vista troppe volte fin qui, il classe 1998 aveva messo in campo ciò che il tecnico chiedeva. Troppo poco però per giustificare tutto il resto della gara.

L'AZIONE EMBLEMATICA - C'è un momento, un'azione che rappresenta in pieno il momento difficile di Locatelli. Nel primo spezzone di gara, una delle occasioni, o sarebbe meglio dire potenziali occasioni della Juventus, capita sui piedi dell'ex Sassuolo. Dopo un ottimo triangolo, Locatelli si trova in area di rigore da buona posizione per poter calciare. Lui però temporeggia troppo e si fa recuperare. Un giocatore in fiducia non ci avrebbe pensato molto e avrebbe concluso verso la porta. Manuel no, perché questa fiducia l'ha persa da tempo. La personalità è ciò che Allegri ma soprattutto i tifosi bianconeri chiedono e vogliono dal giocatore e la mancanza di questa è ciò che pesa di più nelle valutazioni negative. Locatelli, almeno nell'idea iniziale, doveva prendersi in mano il centrocampo della squadra. Missione - per ora - non riuscita e forse sbagliata dall'inizio. Certo, nessuno poteva immaginarsi che in un big match come quello di ieri, a far girare maggiormente la squadra e a prendersi più responsabilità fosse Adrien Rabiot e non Manuel.