GLI IMPREVISTI - Il problema della Juve è il deserto d'inventiva quando capita l'imprevisto, tanto per dirla alla Allegri. Ammesso e non concesso che per una disattenzione, per un vizio, per un errore di fondo, la palla finisce sempre per bucare Szczesny, davanti al colpo i bianconeri reagiscono da pugili suonati: non vogliono andare ko, ma girano a vuoto, provano a tenere e se affondano lo fanno con una nube di confusione che manda tutto in fumo. Nel mentre, l'adrenalina avversaria si monta agile come un mobile Ikea: ogni pezzo è un errore in impostazione bianconero, il risultato è che il Milan quasi risorge dalle ceneri e quasi infila il ko, portando a casa una vittoria insperata. Ci vuole Szczesny. E ci vuole nella sua miglior versione.
LA CATTIVERIA A META' - Dunque, le reazioni. Quindi, il carattere. Una dopo l'altra le mancanze della Juve vengono tutte a galla: le portano su i risultati accumulati finora, che non possono non generare pensieri e preoccupazioni. E magari provare a estendere quella cattiveria vista nel primo minuto per tutti i novanta minuti. Ecco, solito dilemma: come si allena, la furbizia? Come si migliora la sana ostilità? Come si fa a dire a una squadra che mollare ora equivale a perdere tutto quello che si costruisce, come un'onda contro un castello di sabbia? Oltre a idee e gioco, c'è da imparare a chiudere i conti. Con gli avversari e con se stessi. La stagione insegna: ci vuole una Juve risoluta e risolta, pure per novanta minuti. E sono finiti da un pezzo i jolly: serve subito la carta vincente.