2
Fatti, analisi, peccati, opere e omissioni, come quella di Locatelli su Rebic. E va bene: può capitare a tutti, ma capita sempre alla Juve. Quindi un problema di fondo c'è, va analizzato, capito e poi corretto, a prescindere dal fatto che il tempo passi e i punti scorrano ancor più veloci: oggi i bianconeri sono a otto punti dalla vetta condivisa tra Milan e Inter, domani possono andare a dieci lunghezze di distanza con il Napoli che sogna di farsi capolista per un paio di giorni. In più, non iniziavano così male da 60 anni. Sono fatti. Atroci ma al momento incontrovertibili. Da brividi eppure insindacabili. Come si è arrivati a quest'inizio balordo da appena due punti e nessuna vittoria nelle prime quattro partite? Come sul lettino dello psicanalista: per risolvere una questione, si va a monte. Ossia: si ammette di avere un problema. 

GLI IMPREVISTI - Il problema della Juve è il deserto d'inventiva quando capita l'imprevisto, tanto per dirla alla Allegri. Ammesso e non concesso che per una disattenzione, per un vizio, per un errore di fondo, la palla finisce sempre per bucare Szczesny, davanti al colpo i bianconeri reagiscono da pugili suonati: non vogliono andare ko, ma girano a vuoto, provano a tenere e se affondano lo fanno con una nube di confusione che manda tutto in fumo. Nel mentre, l'adrenalina avversaria si monta agile come un mobile Ikea: ogni pezzo è un errore in impostazione bianconero, il risultato è che il Milan quasi risorge dalle ceneri e quasi infila il ko, portando a casa una vittoria insperata. Ci vuole Szczesny. E ci vuole nella sua miglior versione. 

LA CATTIVERIA A META' - Dunque, le reazioni. Quindi, il carattere. Una dopo l'altra le mancanze della Juve vengono tutte a galla: le portano su i risultati accumulati finora, che non possono non generare pensieri e preoccupazioni. E magari provare a estendere quella cattiveria vista nel primo minuto per tutti i novanta minuti. Ecco, solito dilemma: come si allena, la furbizia? Come si migliora la sana ostilità? Come si fa a dire a una squadra che mollare ora equivale a perdere tutto quello che si costruisce, come un'onda contro un castello di sabbia? Oltre a idee e gioco, c'è da imparare a chiudere i conti. Con gli avversari e con se stessi. La stagione insegna: ci vuole una Juve risoluta e risolta, pure per novanta minuti. E sono finiti da un pezzo i jolly: serve subito la carta vincente.