commenta

Il sospiro di liberazione, la gioia, la felicità dei giocatori e della panchina con cui è stata accolta la vittoria sul Napoli la dice lunga sullo strano interludio juventino. E forse fa parte del senso di adattamento che le squadre, fatte da uomini, devono giocoforza sviluppare. Ora l’obiettivo è: “Almeno il quarto posto”, archiviati i due traguardi principali, Champions e campionato. Ora seguiamo con trepidazione la possibilità di arrivare tra le prime quattro.

La gara col Napoli ha detto alcune cose: i vecchi, Buffon e Chiellini (al di là del “rigorino” di quest’ultimo) sembrano dare una sicurezza maggiore alla squadra. L’orgoglio, derivato anche da tutto il discutibile iter, originato da De Laurentiis, che ha rimandato la partita di sei mesi, è stato determinante. Chiesa è il giocatore in più della Juve. Il gol di Dybala, dopo qualche minuto dal suo ingresso, assume - comunque vadano a finire le cose tra lui e il club - un significato liberatorio: contro il fato, le chiacchiere, le discussioni sul valore tecnico del giocatore.

Se queste sono le risposte, la domanda però è un’altra: “Può bastare?”. No, l’impennata d’orgoglio, i comandi a tutto campo di Buffon, la bravura di Chiesa e un forse ritrovato Dybala non possono bastare a risollevare una stagione molto deludente, dovuta essenzialmente a una crisi d’identità: ci sarà pure la volontà di cambiare mentalità, ma questo cambio in campo non s’è visto. Anzi, anche ieri sono continuati certi balbettamenti dovuti a quella che ormai sembra una barzelletta persecutoria nei confronti della Juve, quel “gioco dal basso” frutto di troppi imbarazzi, incomprensioni e gol regalati. Per converso, ciò che ha convinto di più sono stati la difesa e il contropiede, perché la spinta iniziale del centrocampo è durata assai poco. Da notare anche che l’assenza di Kulusevski si è fatta sentire in positivo.

Il giocatore, infatti, sembra più declinato al futuro che al presente e siccome gli esperimenti, a questo punto, sono un lusso proibito forse è meglio affidarsi all’usato sicuro. Difficile ipotizzare una rivoluzione, a meno di quinti o sesti posti. Ma è certo che una ricostruzione, passando dal difficile impasse fra situazione finanziaria, giocatori poco vendibili (Rabiot, Ramsey su tutti) e vecchia guardia sempre più vecchia, non è procrastinabile, anche se la Juve dovesse, da oggi, vincerle tutte. Anche continuando col “gioco dal basso”.