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Dobbiamo ringraziare Sarri perché non si è appellato (almeno di fronte alle telecamere) ai due rigori negati alla sua squadra. Uno era da manuale. L’allenatore toscano ha saputo bere il calice amaro in diretta con lo sguardo d’un cane bastonato, ma senza scuse. Almeno inizialmente. Ieri sera però la sconfitta della Juve è stata troppo cocente per potersi giustificare con le sempiterne ingiustizie arbitrali. Brucia, soprattutto, per come è avvenuta: il modo, non il risultato, ancora offende. Un primo tempo sconcertante contro una squadra tecnicamente non eccelsa, che per altro, all’ inizio appariva intimorita davanti ad avversari di rango superiore, ma il rango non è tutto.

Svagata, deconcentrata, svogliata…chi più ne ha, più ne metta. Raramente si sono visti 45 minuti ad un andamento così lento. Eppure, anche a 20 all’ora, Pjanic sbagliava passaggi a ripetizione, Bentancur non levava un pallone e il paggio Rabiot ricamava sul nulla. Solo un Ronaldo furioso menava fendenti tra un nugolo d’avversari, ma i cavalieri dell’Ariosto, si sa, sono spesso preda di vani furori. Andava così piano, la Juve, che il Lione ha pensato bene di mettere il naso fuori dalla sua metà campo ed è subito andato vicino al goal; ci ha riprovato ed ha infilato la porta. Nel timido, confuso risveglio del secondo tempo (rigori scandalosamente non concessi a parte) i venti minuti arrembanti dei campioni d’Italia non sono riusciti a partorire un tiro in porta.
 
E’stata, purtroppo, la conferma di due mesi di galleggiante mediocrità juventina, che nemmeno un appuntamento così importante è riuscito a fugare. Eppure, siamo nel periodo che conta, nel lungo momento della verità in cui le squadre dovrebbero essere al meglio, pronte a superare gli esami importanti. Invece i bianconeri, anche quando la campanella è suonata, rimangono sempre in ricreazione. Le ragioni deducibili di tanta mediocrità sono già state descritte a iosa: una campagna acquisti sbagliata, una confermata modestia del centrocampo, un’irrisolta questione terzini. Tutti elementi che tessono una coperta troppo corta per “una delle più forti rose d’Europa”.

Ieri sera, finalmente, Sarri non ha ripetuto il suo spuntato argomento del fatturato, del potere economico ecc…Già debole di per sé (vedi Atalanta) sarebbe offensivo e irriguardoso quando ci si scontra contro il fatturato (e la classifica nella Ligue) del Lione. Messe, dunque, da parte fatture e rose, va considerato l’insondabile che si annida dietro prestazioni (non è la prima, anche se la più vistosa) di tale livello: metodi di allenamento, fronda di spogliatoio, crisi di fiducia dell’allenatore? Dopo la partita, Sarri è apparso sfiduciato, quasi rassegnato: “non so come far capire a questa squadra che la palla deve viaggiare a velocità doppia, altrimenti le difese avversarie prevarranno sempre”.

Non si spiegava nemmeno come mai in allenamento “andiamo veloci e in partita siamo lentissimi”. Insomma, non capiva alcune questioni fondamentali, forse anche quella di schierare un giocatore come il Pjanic di ieri sera. Paradosso nei paradossi, il risultato lascia aperta la possibilità di qualificazione, ma il fatturato della Juve di ieri sera, per parafrasare Sarri, non era nemmeno all’ altezza del fatturato del Frosinone. E, forse, neppure del gioco.