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Non si sa quanto possa valere la scusa: “Se ci fosse stato Nedved, la partita sarebbe finita diversamente”. Stiamo parlando di Juventus-Milan, finale di Champions 2003 che, il 28 maggio di quell’anno, vide i bianconeri soccombere ai rigori, all’Old Trafford di Manchester.  La scusa non vale perché la storia non si fa (né si rifà) con i se, perché i “dietrismi” del tipo “hanno fatto apposta ad ammonire Nedved, già diffidato, così saltava la finale” non sono mai tollerabili. Anche se, questi dietrismi vengono puntualmente utilizzati per denigrare ogni prestazione della Juventus. No, niente scuse. La Juve arrivava da favorita a quell’appuntamento e, sul campo, non riuscì a imporsi. E se i rigori sono una “lotteria”, lo sono sempre. Anche quando vinci, come successe in un’altra finale Champions con l’Ajax.

Detto che il Milan meritò quella vittoria, fa una certa impressione vedere, leggere, osservare l’entusiasmo del popolo rossonero. Non di allora. Di oggi. Ad assistere all’ondata di gioia e di sfottò dei milanisti, sembra che quella Champions non l’abbiano vinta quasi vent’anni fa, ma adesso. Astigmatismo da Coronavirus, cultura del rimpianto, magra consolazione per un presente, quasi eterno, assai opaco? Forse tutte le cose insieme. Si sa e non c’è nulla di male, le compensazioni agiscono così: quando invecchi, ricordi i bei tempi con gli amici; quando la vita ti offre poco, vai all’ indietro, a quella meravigliosa giornata in cui fosti protagonista; quando hai difficoltà a sognare il futuro, esalti il passato. Certo, un passato lo devi avere e il Milan ce l’ha. Anzi, a dir la verità, di Champions dopo ne avrebbe vinta anche un’altra, quattro anni dopo, contro il Liverpool, ma col Liverpool, la storia si complica…

Qui c’è di mezzo la Juve, ci sono anni di vittorie da una parte e di buio dall’altra. Allora, forse rimane (tristemente) valido il solito adagio: “Quando hai poco da tifare, non ti resta che tifare contro”. Sì: al Milan, da molto tempo, non resta che tifare contro. Contenti loro…