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Le barricate sono bellissime, se ti consentono di andare in finale. E la Juve è questa, almeno contro le grandi, soprattutto quando il pressing asfissiante avversario la costringe a stare bassa e ragionare. Oh, tutti bei discorsi, poi alla fine il campo regna sovrano e determina: 0-0 al 90' di Juve-Inter. All'Allianz Stadium sono botte da orbi e urla profondissime. E' soprattutto l'altra faccia della Juventus, in grado di tenere duro e ripartire in contropiede, senza reti all'attivo ma con un epilogo di Coppa Italia da giocarsi a testa alta, ad armi pari, per colorare una stagione che sembrava sbiadita e invece ha il senso totale delle rivoluzioni illuminate. Quelle che sanno fare rumore e che provocano cadute. Quelle che comprendi solo dopo tempo e prestazioni. 

Merih Demiral è l'emblema di un match stoico, combattuto, giocato sul filo del nervosismo e delle imbucate centrali. Il resto è costante applicazioni delle parti, di tutte le parti coinvolte. Pareggia ma vince, Andrea Pirlo. Alla prima finale conquistata della sua carriera. Chi l'avrebbe detto? Probabilmente, solo Andrea Agnelli. Che nel finale ne urla un paio ad Antonio Conte, con la foga di chi sa d'aver avuto ragione. Contro tutto e tutti.

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