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Morire ai tempi del coronavirus non causa del killer invisibile ma perché, nella pancia, la cistifellea sta per esplodere come una bomba batteriologica sarebbe stato quantomeno inopportuno e irriguardoso.. Anche per uno al quale, come me, piace andare controcorrente. Sicché grazie all’abilità del dottor Paolo Mancini, esperto chirurgo fiorentino di vecchia e solida scuola, sono ancora qui malgrado tribolazioni e spaventi assortiti. Come tutti ero dunque pronto a vivere (sic) una domenica sera calcisticamente assai particolare. Poi è arrivato l’annuncio del rinvio.

Un film al posto di Juventus-Inter, il derby d’Italia come era stata battezzata da Gianni Brera, che non si farà. Essere fisicamente presenti allo stadio, per questo tipo di appuntamento, ha sempre rappresentato un dovere per ciascun  tifoso delle due squadre in campo. Persino nell’ormai lontano sabato del 10 giugno 1961 il Comunale di Torino fece segnalare sold out al botteghino. Eppure contro la Juve dello scatenatissimo Omar Sivori il mago Helenio Herrera d’intesa con il presidente Moratti aveva schierato per protesta la Primavera. Finì nove a uno per i bianconeri e Sandrino Mazzola segnò l’unico nerazzurro. Il contorno popolar fu memorabile.

Sarebbe stato bizzarro e deprimente dover assistere, in prima assoluta, allo spettacolo,  seduti in poltrona, privo di ogni coreografia immerso in un clima lunare e raggelante determinato dal vuoto umano e dal silenzio angoscianti immagino anche per gli stessi giocatori. Porte sbarrate. Sarebbe stato come Vittorio Gassman avesse interpretato l’Amleto in un teatro vuoto. Non so neppure se, come in altre occasioni dovute a campi chiusi per squalifica, gruppi di ultras avrebbero deciso di schierarsi all’esterno dell’Allianz. Non credo. Il timore del virus e il freddo li avrebbero tenuti lontani. Certo, ci sarebbe stato sarà il record di spettatori Sky. Un piatto freddo, tipo sushi.

Eppoi, a ben pensarci, il network depositario dell’evento prima della partita avrebbe dovuto mandare in onda uno di quegli avvisi per i telespettatori con i quali si raccomanda “la visione riservata ad un pubblico adulto e vietata ai minori di dodici anni”. Niente bambini dunque davanti al video. Non certo per via delle immagini presumibilmente spettacolari e all’altezza della grande sfida. Sicuramente per il fatto che accanto alle panchine delle sue squadre sarebbero stati posizionati, come sempre, microfoni ad alta potenza di ricezione. E, in piedi, davanti a quelle panche, si sarebbero trovati Antonio Conte e Maurizio Sarri. Due allenatori i quali, per animosità caratteriale, hanno l’abitudine un po’ malsana di colorire le loro indicazioni urlate ai giocatori con parolacce e bestemmie di ogni tipo. Nel frastuono dello stadio si dissolvono. Nel silenzio avrebbero sortito il loro effetti diseducativo. E se proprio i nostri bambini avessero voluto vedere in tv Juventus-Inter avremmo dovuto zittire anche l’audio. 
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