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Antonio Conte non poteva pensare ad un ritorno migliore nel "suo" Allianz Stadium. E' stato lui a inaugurarlo nel 2011 con una squadra che arrivava da due settimi posti consecutivi riuscendo a portarla subito al successo. Da quella stagione è iniziato il dominio bianconero sul campionato italiano: otto scudetti su otto, tre con lui, cinque con Max Allegri. "Lui è la Juve", ha dichiarato poco più di una settimana fa Andrea Agnelli, un ricordo affettuoso non condiviso dallo stesso Conte che giorni dopo è fuggito via ad una domanda proprio sulle parole del patron bianconero che domenica sera, suo malgrado, dovrà tenere chiuse ai tifosi le porte dell'Allianz Stadium.

RITORNO PERFETTO - Neanche Conte si sarebbe immaginato un ritorno così perfetto perché al netto delle reazioni da duro il buon Antonio soffre l'astio del popolo juventino che dopo la firma dell'allenatore con l'Inter ha messo da parte anni di vittorie, sia da calciatore che da tecnico. Da capopopolo bianconero è diventato nemico numero uno della sua gente e da inizio stagione era segnato di rosso sul calendario il giorno del suo ritorno a Torino. Per la prima volta da avversario. Lo sapeva anche lui che sarebbe stato subissato di fischi. Sapeva che gli avrebbero fatto male, proprio per questo le porte chiuse, per cause di forza maggiore, lo aiutano non solo dal punto di vista sportivo ma anche emotivamente. 

SCUDETTO - Il ritorno di Antonio allo Stadium perde quasi forza, passa in secondo piano rispetto all'emergenza che tutto il paese, non solo il mondo del calcio sta passando. Lui però ci avrà pensato eccome in questi giorni. Tornare con tutto lo stadio che lo insulta lo avrebbe turbato, anche se non ammetterà mai. Non solo, nel post-partita non ci saranno appuntamenti né in zona mista, né in conferenza stampa, così come dovrebbero essere annullate le conferenze prepartita. Oltre allo stadio vuoto, neanche domande scomode. Meglio di così, a Conte, non poteva proprio andare.