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La partita tra Juventus e Inter verrà ricordata negli anni. Quella dello Stadium è stata una partita storica, a prescindere dal risultato. Si è giocata in un ambiente surreale, con lo stadio vuoto e solo le rispettive panchine ad incitare. Senza pubblico i calciatori non sembrano neanche loro. La mancanza del pubblico li ha resi, per una notte, più umani. Ogni pallonata restituiva la sua reale pesantezza, come se fosse una partita “normale” non tra i più forti calciatori al mondo. A un certo punto, nel secondo tempo, Rodrigo Bentancur respinge di coscia una conclusione dalla distanza. Tutto lo Stadium rimbomba, fa freddo. l’uruguaiano zoppica, si guarda la zona colpita e riparte con una smorfia in volto. Come se giocasse a calcetto tra amici.

Senza il pubblico si palesa la pesantezza di tutte le giocate, di tutti i tocchi. Calcio allo stato puro con la differenza che i calciatori non hanno più quell’aura di invincibilità. Manca chi li adora ed è più difficile sembrare dei re. Per esserlo davvero, anche senza pubblico, ci vogliono le giocate e per fortuna di Sarri alla Juve sono in tanti a farne, in tutte le zone del campo. Dybala la corona se l’è andata a prendere con tocchi da fuoriclasse che hanno fatto esplodere il mini-settore dello staff bianconero in un abbraccio collettivo. Sulla carta vietato ma di fatto impossibile da trattenere.

Senza pubblico però è più dura per i calciatori. Dopo ogni giocata riparti da zero. Nessuno ti sostiene, non senti gli applausi di 40 mila persone che ti dicono: “tranquillo, andrà meglio alla prossima azione”. Devi pensarci da solo. Non devi perderti, devi restare concentrato al 100% anche se di partite così se ne giocano una ogni 100. Anche se una partita così importante in un’atmosfera così non si è mai giocata. Senza il pubblico al calcio manca qualcosa. I calciatori non hanno più la loro benzina, i club devono fare a meno di incassi cospicui. Ma era l’unico modo per giocare. Chissà se da domani si potrà continuare a farlo.

@lorebetto