FATICA VERA - L'urlo dello Stadium è stato sguaiato, ha squarciato una notte che rischiava di farsi di soli incubi e ha regalato nuova vita (e nuovi racconti) alla Juve. E pure questa reazione racconta. Parla in particolare della sofferenza vissuta sugli spalti, riflesso impeccabile di quanto (non) visto in campo. Di tutto quello che le aspettative raccontano, di tutto quello che alla fine il rettangolo verde ha saputo spiegare. E cioè: la differenza tra le due squadre è più netta di quanto si pensasse, e il tavolo dei favoriti, a prescindere di ciò che dicono Liga e Serie A, campionati, percorsi e immediato passato, pende dalla parte di chi è più abituato a reagire a certe notti. A non farsi prendere dallo spavento dell'importanza della posta in palio. Vero, Vlahovic? Vero, Miretti?
MA E' TUTTO APERTO - Tutte le possibilità di vittoria passano ancora una volta dalla crescita, come fossero il manifesto finale di una stagione in cui non si è atteso altro. Dai giovani. Dal gioco. Da Allegri. Che sulla coscienza ha forse qualche scelta, che però può cambiare ancora le carte in tavola. E quelle da giocare. E' tutto aperto e lo è anche il futuro prossimo di Max: la finale di Budapest avrebbe il senso di un atto compiuto e sarebbe difficile tornare indietro, anche per i nuovi arrivati. Perdere malamente a Siviglia, dopo aver rischiato di farlo anche in casa, sarebbe invece il ribaltamento del fronte, pure di quello oggi apparentemente più unito.