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Quella di ieri è stata probabilmente la sua miglior prestazione con la maglia della Juve. Missione compiuta nella Foresta nera per Federico Gatti, che ha avuto l'onore e l'onere di essere schierato nell'undici titolare della gara contro il Friburgo, una di quelle decisive, da dentro o fuori, potenziale spartiacque di una stagione. Una partita importante per tutti, in casa bianconera, ma ancor di più per uno come lui che i palcoscenici europei li aveva sempre e solo guardati in tv, fino a pochi mesi fa. Sì, perché il difensore classe 1998 giocava in Serie B lo scorso anno. E quello prima ancora in Lega Pro, dunque in un mondo che più lontano da questo non si può. Eppure ieri sera nessuno lo avrebbe detto. 

NON SOLO IN DIFESA - All'Europa-Park Stadion Gatti è sembrato perfettamente a suo agio, al punto da non far rimpiangere nemmeno per un momento Alex Sandro o Leonardo Bonucci. Alla chiamata di Massimiliano Allegri ha risposto presente, e a suo modo si è persino rivelato decisivo: al buon lavoro svolto in difesa, infatti, ha aggiunto quel tiro nell'area dei padroni di casa dal quale è poi scaturito il rigore per la Juve (con la conseguente espulsione di Manuel Gulde), trasformato da Dusan Vlahovic. E in un certo senso, forse, è stato anche meglio che il gol del vantaggio non sia nato dal suo piede ma da quello del serbo, che aveva bisogno di sbloccarsi come pochi altri. "Se lo meritava, ci era andato vicino e sono contento, lo aiuta a lavorare meglio, con più fiducia" ha ammesso Gatti dopo il fischio finale, raccontando di fronte alle telecamere il bel rapporto di amicizia che lo lega all'attaccante. 

RIVINCITA - Per Federico, poi, la serata di ieri ha sicuramente avuto il sapore anche di una piccola grande rivincita personale: quella contro i critici - qualcuno direbbe gli haters -, secondo i quali la sua poca esperienza non lo renderebbe un giocatore "da Juve", un elemento abbastanza forte (o qualsiasi altro aggettivo si voglia usare) per la Vecchia Signora. Contro il Friburgo il 24enne ha dimostrato che il lavoro quotidiano e l'umiltà pagano ancora, anche in un contesto come quello della Continassa dove è difficile aspettare i giovani, figuriamoci i cosiddetti "over". In Brisgovia Gatti ha vinto con il cuore, quello che evidentemente non lo ha mai abbandonato nemmeno nei momenti di difficoltà, che in questi suoi primi mesi a Torino di certo non sono mancati. Quello che ora può aiutarlo a scrivere un futuro diverso, ancora alla Juve. Magari non da protagonista, ma sicuramente da "uomo in più".