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Alcuni lo invocano a gran voce, altri sono più prudenti e ricordano l’esperienza Pirlo. Da una parte e dall’altra, però, Paolo Montero è sulla bocca di tutti ora che la posizione di Massimiliano Allegri è sempre più in bilico. In particolare, attrae la personalità dell’ex difensore centrale: un uomo senza mezzi termini, quello che potrebbe dare la scossa ad uno spogliatoio senza più fiducia né motivazioni. Possibile soluzione interna come traghettatore o semplice suggestione, proviamo a capire come sta andando l’esperienza di Montero con la Primavera juventina.
 
Partiamo dal modo di giocare. 4-2-3-1 o 4-4-2 sono i moduli più utilizzati in questa prima parte di stagione. Ha, di fatto, costruito due Juventus: una squadra capace di chiudersi e ripartire con qualità, oppure comandare il gioco e mettere sotto pressione la difesa avversaria. Dipende dall’avversario, dai momenti di gioco. Unico comandamento: il pallone non si butta, palla dal portiere al difensore centrale o al regista che si abbassa e poi, eventualmente, la ricerca del riferimento offensivo. Esatto, la tanto chiacchierata costruzione dal basso. In tutto questo non sono mancati i passi falsi, uno su tutti la roboante sconfitta in Youth League contro il Psg: 5 a 3 per i francesi e una prestazione da cancellare, se non per la reazione nel finale. Il carattere, quello sì, non è mai mancato ed è un marchio di fabbrica dell’allenatore. Lo si è visto sempre in Europa, nel pareggio contro il Benfica campione in carica con la Juventus sotto di un uomo.
 
Un gioco gradevole da guardare, ma anche efficace. Il pareggio contro i lusitani, arrivato in rimonta nel finale, ha riaperto il discorso qualificazione. La Juventus Primavera ha un punto come il Benfica, davanti il Maccabi con tre e il Psg con sei. E in campionato? La stagione si è aperta con un pari contro il Sassuolo, poi un tris di vittorie per 4 a 0 contro l’Udinese, 5 a 2 contro l’Empoli, 3 a 2 contro l’Atalanta, fino al pari per 1 a 1 contro l’Hellas Verona nell’ultimo turno. Dopo 5 turni i bianconeri sono al secondo posto, due punti dietro il Torino capolista.
 
C’è, poi, una cosa che colpisce del Paolo Montero allenatore. I continui rimandi alla sua esperienza passata in maglia bianconera. Questo avviene davanti i microfoni, non ci sono dubbi che lo stesso accada nello spogliatoio e in allenamento. Alcuni esempi: “Quando ti alleni con i migliori, come è capito a me arrivando dall’Atalanta che mi sono allenato con Ferrara, Peruzzi, Pessotto, fenomeni che avevano già vinto, è normale che se sei una persona che ascolta cresci”. "Sono contento, lavorano bene, sono bravi ragazzi. Su quello non posso discutere niente, tante volte è naturale per l'età che succedono alti e bassi, è normale. Noi siamo qui, il nostro lavoro è essere qui per aiutarli. A volte dobbiamo avere pazienza, può capitare. Ci capitava a noi nella prima squadra...".
 
Altre curiosità che raccontano l’uomo e l’allenatore. Non segue in campo il riscaldamento della squadra; nell’ultimo impegno contro il Benfica, dietro le reti che limitano l’impianto di Vinovo, si è intrattenuto in una lunga chiacchierata con l’amico di sempre ed ex compagno – oggi responsabile del settore giovanile bianconero -, Gianluca Pessotto. Pur se costretto a bordocampo dall’età, quando l’arbitro fischia è come se scendesse in campo: telecomanda la squadra, corre da una parte all’altra, infonde fiducia e dà istruzioni, per 90 minuti, più recupero. A partita finita, grande onestà nell’analizzare il match, calma, disponibilità e determinazione.
 
Questo un primissimo bilancio del ritorno di Montero alla Juventus. Da allenatore della Primavera, almeno per il momento.