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A 10 minuti dal termine, a giochi fatti a Stamford Bridge, l’ingresso in campo di Koni De Winter, al posto di Cuadrado. Più che un premio per il ragazzo, quella di Allegri è sembrata una mossa per mettere le mani avanti, lanciare un messaggio, alzare definitivamente la bandiera bianca: la partita è finita, concentriamoci sul campionato e sull’Atalanta. Più volte, anche dalle pagine de ilBianconero, abbiamo sottolineato il lavoro del club con i giovani – testimoniato anche dalla larga vittoria della Primavera contro il Chelsea in Youth League -, e ci siamo chiesti se non fosse giunto il momento di concedere degli spezzoni di partita a quei giovani talenti che si stanno mettendo in mostra nelle categorie inferiori. Ieri, questo è successo con il difensore belga. Ma così, che senso ha?

Non ci sono dubbi, De Winter (classe 2002) è l’unico calciatore della Juventus uscito soddisfatto dall’umiliazione di ieri sera. 10 minuti abbondanti – giocati anche discretamente bene -, in Champions League, allo Stamford Bridge. Probabilmente, nemmeno lui, dopo aver saputo di essere tra i convocati, si sarebbe immaginato di scendere in campo, di realizzare il sogno. Da fuori, però, è giusto analizzare questa scelta, e la domanda che ci si pone è: era proprio il caso? Era il caso di esporre il giovane difensore agli olé del pubblico avversario? Era il caso di farlo entrare, a risultato deciso, a certificazione del fatto che la partita era già ampiamente chiusa? Che cosa rappresentano quei 10 minuti nel percorso di crescita del giocatore? Se c’è fiducia nei talenti cresciuti nel vivaio bianconero, questi dovrebbero essere inseriti in maniera organica, concedendo loro minuti che contano e non quello che negli sport statunitensi viene definito “garbage time”. Insomma, quella di ieri sera sembra essere, semplicemente, un’opportunità sprecata.