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Per un tifoso, ma anche per una società, trovare il proprio campione in casa è l’ideale. O meglio: allevarselo, vederlo crescere e finalmente sbocciare. Dalle giovanili, piano, piano, sempre più su. Un lavoro collettivo di tecnici, osservatori ed educatori, una scommessa su cui s’investe non solo economicamente, ma anche umanamente. Qualcosa di più complesso e intenso d’una compravendita.

La Juve, di grandi giovani promesse, in procinto di poter giocare in prima squadra, ne ha almeno tre. Miretti, Fagioli, Ranocchia. Con caratteristiche diverse, ma pressoché nello stesso ruolo: a centrocampo. E’ bastato vedere Miretti titolare contro una squadra che un tempo si sarebbe detta “provinciale”, comunque decisa a lottare per non finire in B, per restarne incantati. In un baleno sono fioriti i curricula, sono stati intervistati i genitori ed è venuta fuori la sua juventinità. Da qui a sognare un nuovo Marchisio il passo è stato breve. Fagioli e Ranocchia, intanto, sembrano i trascinatori, rispettivamente, di Cremonese e Vicenza in cui militano. Insomma, i campioni li abbiamo in casa, basta avere il coraggio di farli crescere.

Questo pensa non solo chi sogna (partendo però da una certa dose di realtà), ma anche chi già dubita che questi giocatori non li vedremo presto in prima squadra. Responsabilità, probabilmente, di Allegri, sempre troppo cauto, sempre troppo restio a prendersi dei rischi. In parte è vero perché l’allenatore labronico non è esente da un certo paternalismo che gli fa preferire l’esperienza alla gioventù. Quante volte l’abbiamo sentito dire di un giocatore “è giovane” (ultimamente questo mantra accompagna ogni partita, con o senza gol, di Vlahovic) con riferimento non solo all’entusiasmo, piuttosto allo squilibrio caratteriale, alla troppa voglia di fare, di mettersi in mostra, di provare ogni giocata?

Perciò, anche se una delle caratteristiche di Miretti sembrerebbe essere una buona dose di glacialità mista a personalità, potremmo non vederlo stabilmente in prima squadra, nonostante da qui alla fine del campionato giocherà ancora, a partire da domani. Insieme ai due suoi colleghi di maglia e di ruolo, potrebbe essere mandato a “fare esperienza” in un’altra compagine di Serie A. D’altra parte, il ricordo di Frabotta e della sua ventina di partite con Pirlo dagli esiti non proprio positivi è lì ad ammonirci che un giocatore all’esordio, con la solita “maglia pesante”, qualche rischio lo corre. Forse è anche colpa nostra, dei tifosi, dei giornalisti, pronti a esaltare e ad affossare troppo presto, come se ci volesse poco o pochissimo per decretare un trionfo definitivo o una sconfitta fatale.