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Nella Juve che perde a Udine si palesa, per l’ennesima volta, una mancanza enorme nelle dinamiche di campo dei bianconeri. Le sostituzioni non sono (quasi) mai un fattore.

Il calcio post coronavirus prevede cinque possibili sostituzioni. Un modo per aiutare gli allenatori a far ruotare elementi e preservare le forze. Nella Juve, però, molto raramente i cambi incidono. Per diversi motivi. Innanzitutto, sono sempre gli stessi. Sarri va avanti a dogmi, a pensieri evidentemente fissi: Bernardeschi gioca sempre da titolare, poi dopo 10-15 minuti della ripresa viene sostituito da Douglas Costa. E se è vero che, in alcune circostanze, il brasiliano da subentrato è stato decisivo, è altrettanto vero che la maggior parte delle volte ha pochi minuti per mettersi in mostra, con squadre spesso molto chiuse. Poi Matuidi, cambio fisso per una mezzala, Ramsey o Rabiot che sia. Infine gli esterni difensivi: chi non gioca tra Cuadrado e Danilo prende il posto del titolare. 


Non c’è solo questo: perché i cambi di Sarri non riescono mai a far girare le partite. Quando c’è bisogno di una svolta, una scossa, molto difficilmente il tecnico riesce a darla con innesti dalla panchina. Ci sono delle attenuanti, i tanti infortuni in primis, ma spesso è una questione di tempi. Di gestione del gruppo e tempestività. Cosa che a Sarri, ultimamente, sembra mancare.