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L’insediamento di Andrea Pirlo sulla panchina della Juventus ha certamente portato una ventata di aria fresca e di entusiasmo intorno alla società bianconera e al suo progetto di svolta. Ora il cantiere è aperto e si attendono belle novità in quelle che saranno le operazioni di mercato. 

Intanto il nuovo tecnico si sta dando molto da fare, oltreché nella stesura dei nomi di quei giocatori che gradirebbe poter dirigere, nello stilare la lista di coloro da lui ritenuti gli uomini giusti per completare il quadro dello staff tecnico. E proprio dietro questo suo lavoro di ricerca, a mio avviso spropositata per numero e per spessore professionale degli eletti, sembra nascondersi una certa "debolezza" dello stesso Pirlo.

Oggi il calcio, cioè le sue sovrastrutture tecniche, non è certamente più quello storico contraddistinto dalle panchine con un uomo solo al comando. Ciascuna società provvede a organizzare e ad assemblare un gruppo di persone, come dire, “specializzate”. Da anni, ormai, esistono le figure di professionisti i quali agiscono a fianco e il sincrono con l’allenatore con le competenze più diverse. Non siamo ancora arrivati al competente di come si debbono allacciare le stringhe degli scarpini, ma è soltanto questione di tempo. Esiste comunque un limite a questo sovra affollamento di cervelli che andrebbe, per logica, rispettato. Cosa che Andrea Pirlo sembra ignorare.

Tutti gli allenatori hanno un proprio vice. Le valenze professionali e di appeal di costoro sono comunque tradizionalmente posizionate un gradino sotto quella del titolare della cattedra. Nel caso del nuovo tecnico della Juventus questo teorema sembra non valere. 

Baronio può vantare esperienze in Nazionale, nel Napoli e nel Brescia. Tudor ha lavorato a Spalato, nel Galatasaray, nell’Udinese. Insomma, a conti fatti tutti e due almeno sulla carta sarebbero allenatori più di Pirlo (così come Nesta, del quale si è vociferato in merito a una presunta chiamata da parte di Pirlo, senza che vi sia stato un seguito), il quale è ancora vergine in tal senso.

Viene dunque da chiedersi e da chiedere allo stesso interessato che senso abbia allargare così tanto la panchina bianconera e soprattutto con personaggi di un profilo che consentirebbe loro di trovare occupazione altrove non come “spalle” ma come numeri uno. 

Il dubbio che Pirlo non si senta proprio così sicuro di sé stesso non può essere escluso a priori, così come la sua preoccupazione, anche soltanto a livello di inconscio, di voler eventualmente trovare co-responsabili nel malaugurato caso che le cose non dovessero funzionare secondo desideri e progetti. Come per il Pelide Achille ora tutti potrebbero aver individuato il “tallone” di Andrea Pirlo.