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Minuto 17, antipatico per gli scaramantici. La Juve sta vincendo 1-0 contro lo Zenit, Dybala se ne va sulla destra e serve una palla al bacio per Morata. Un rigore in movimento per lo spagnolo, ma il suo tiro finisce alto. Pochi minuti dopo i russi pareggiano. Sembra un’altra serata maledetta per un attaccante in crisi, che non segna dal 19 settembre (Juve-Milan).

A SECCO - Da quella fuga in contropiede, tallonato da Theo Hernandez, sono passate 7 partite tra Serie A e Champions League: 536 minuti complessivi senza segnare. Che aumentano, perché la notte dello Stadium è una passerella prima per Dybala prima e per Chiesa poi.

FINALMENTE ALVARO - Ma è solo una questione di minuti. E quando il personale counter di Morata tocca quota 618, finalmente si ferma. Minuto 82. Dybala inventa per il suo compagno di reparto, che di sinistro, in scivolata, supera Kritsyuk. Una liberazione per tutti.

GLI ABBRACCI - Spuntano delle bandiere della Spagna tra i tifosi, a pochi passi dall’attaccante che è stremato più mentalmente che fisicamente. Il gol è vitale per chi fa il suo mestiere, e ritrovarlo nella notte in cui anche la Juve sembra ritrovarsi è un allineamento perfetto. Morata lo sa, forse si vuole godere il momento: resta sdraiato a terra, con gli occhi chiusi, forse vuole godersi fino in fondo il momento, il boato dello Stadium che scandisce il suo nome come non accadeva ormai da troppo tempo. Fanno festa anche i giocatori, che corrono ad abbracciarlo: lo raggiunge Chiesa, poi Dybala, McKennie, Bonucci, Danilo.

RINASCITA - Per Morata è il quarto gol in 13 presenze stagionali, il secondo in Champions League, probabilmente il più pesante non tanto ai fini del risultato quanto a livello mentale. Tra pochi giorni c’è la Fiorentina, a cui lo spagnolo ha segnato lo scorso aprile, nell’1-1 al Franchi. Concedere il bis potrebbe spazzare via definitivamente i fantasmi e ridare ad Allegri l’attaccante per ricucire lo strappo nei confronti delle prime. La stagione di Morata comincia adesso.