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"Faida Ultras". Titola così La Stampa nel ricostruire quanto accaduto lo scorso 15 ottobre prima del derby tra Torino e Juve, quando una quarantina di tifosi bianconeri si sono affrontati fuori dagli spalti dello Stadio Olimpico dando vita a una rissa. Partite le indagini della Digos per risalire ai responsabili, è emerso che tra i coinvolti c'erano i Drughi, principali esponenti del tifo organizzato, e alcuni uomini di "La 12 - Curva Sud", gruppo fondato da due soggetti che dai Drughi hanno preso le distanze; insieme a loro anche diversi rappresentanti di "Tradizione - Antichi Valori". Una vera e propria faida interna, in poche parole, una resa dei conti per vecchie ruggini e un affronto per la leadership del tifo perché in fin dei conti - scrive il quotidiano - "tutto ruota lì, intorno al controllo della curva".

"L'inchiesta Last Banner della Digos di Torino, coordinata dal dirigente Carlo Ambra, gli ultras bianconeri li ha messi sotto scacco", si legge ancora su La Stampa. "Le indagini hanno svelato intimidazioni e ritorsioni scattate nella stagione 2018-2019 dopo che la Società - su richiesta della Questura - aveva interrotto privilegi e concessioni ai gruppi del tifo organizzato. La vicenda è approdata in tribunale, trascinando sul banco degli imputati i principali leader e colonnelli dei vari gruppi. E il processo si è concluso nell'ottobre 2021 con una sentenza destinata a fare storia: i giudici hanno considerato i "Drughi Juve" un'associazione a delinquere finalizzata all'estorsione". 

Pur condannato a 4 anni e 10 mesi nell'ambito del medesimo processo, lo storico e indiscusso capo dei Drughi Dino Mocciola è ancora colui che decide "chi tifa, quando e come". E così - conclude La Stampa - "dopo la partita persa nelle aule di tribunale e il ritorno sugli spalti di alcuni personaggi sottoposti a Daspo, tra i gruppi organizzati si è riaperta quella per il predominio della curva bianconera. E ovviamente si gioca tutta in casa", con la rissa pre derby a testimoniarlo per l'ennesima volta.