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A sorpresa, Sacchi  elogia la Juventus: “grandi progressi” ha detto, anche se vanno aggiustati i dettagli. Molto più severi Costacurta e soprattutto Capello nel dopo partita col Villareal, che parlavano di una luce spenta nel secondo tempo, d’una specie di ritirata ai limiti dell’area senza più marcamenti stretti.

Forse una verità possiamo trovarla tra le due posizioni. La Juve è migliorata negli ultimi mesi, per altro con una buona dose di pareggi che non sono proprio un toccasana nonostante l’allegriano elogio del punticino “alla fine sempre utile”. Nelle due ultime di campionato, viste le battute d’arresto del gruppo di testa, i 6 punti invece di 2, avrebbero rivestito un valore quasi doppio. La squadra è migliorata sì, ma rispetto a un inizio disastroso e riemergono costantemente (vedi Torino, Villareal) i soliti difetti.

Prima di tutto una specie di paura, da non confondere con la prudenza, ad affondare i colpi. Ancora troppo spesso i bianconeri sembrano titubanti quando prendono l’iniziativa. Non parliamo di contropiede, bensì di manovra corale. Succedeva con Sarri e con Pirlo, succede ancor oggi: arrivano lì, nella tre quarti avversaria e la passano quasi sempre indietro. Probabilmente perché lì ci arrivano lentamente quando le difese sono già schierate e allora si comincia a vedere un prevedibile arabesco di passaggi e passaggini orizzontali, che nulla hanno a che vedere col tiki-taka febbrile o con un possesso palla aggressivo. No: è una specie di attesa nella prospettiva di tempi migliori, nella speranza che prima o poi capiti l’occasione buona.

Certo, il calcio è sempre un po’ paradossale e s’incarica sovente di smentire sia le previsioni, ma anche le considerazioni, a partita avvenuta, degli addetti ai lavori.  Col Villareal la Juve ha preso goal quando è uscita dal guscio e, fra l’altro, dimostrandosi più pericolosa degli spagnoli. Nei primi 45 minuti, che l’hanno vista chiusa a riccio, gli avversari hanno collezionato un palo e un tiro di tacco improvviso, ma centrale. Quando ha cominciato a respirare, a uscire e non a limitarsi alle marcature ossessive (per altro con pochi raddoppi) elogiate da Capello, ha preso il goal.

L’impressione, rispetto a quasi tutte le altre squadre, è anche quella di un’eccessiva flemma atletica, che sembra impedire verticalizzazioni, raddoppi e gioco senza palla. Così restiamo ai due passi avanti e uno indietro. Meglio che nulla, ma non abbastanza.