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Anche con la nazionale svedese, sconfitta ieri dalla Spagna nell'ambito della qualificazioni ai Mondiali, Dejan Kulusevski continua la sua stagione in chiaroscuro. Con la Juventus, il classe 2000 ex Parma ha disputato 15 partite, di cui una sola restando in campo per 90 minuti, la sconfitta sul campo del Napoli. Una sola la rete realizzata, decisiva, in casa dello Zenit San Pietroburgo, nella terza giornata della fase a gironi della Champions League. Troppo poco per un giocatore che, quando arrivò a Torino nell'estate del 2020, aveva le stimmate del predestinato. In bianconero finora Kulusevski ha disputato 62 partite, con 8 gol all'attivo, ma al di là dei numeri è il suo scarso peso specifico sulle partite a destare qualche perplessità, unito a una personalità che fatica a imporsi. E il risultato per il momento è il medesimo con due allenatori agli opposti, per esperienza e filosofia di gioco, come Andrea Pirlo e Massimiliano Allegri.

Alla Juve, in previsione del mercato della prossima estate (ma anche della sessione di gennaio) si stanno interrogando su quale possa essere il futuro di Kulusevski. La dirigenza bianconera sarebbe disposta a cederlo, ma senza dover mettere a bilancio una minusvalenza rispetto ai 35 milioni versati all'Atalanta il 2 gennaio del 2020. In mancanza di offerte adeguate, che al momento non sono pervenute, alla Continassa (e questa è la novità) ora stanno aprendo anche alla possibilità di un prestito, per non perdere il controllo del giocatore e per consentirgli di giocare con maggiore continuità rispetto a quanto faccia in bianconero. Perché è vero che Kulusevski alla Juve (e con la Svezia) non sta brillando, ma è altrettanto vero che al Parma (e in alcuni sprazzi anche a Torino) ha fatto vedere di poter diventare un grande giocatore. E poi, nel passato della Juve, ci sono tre esempi clamorosi di giovani scartati troppo presto e poi diventati grandi protagonisti con altre maglie.

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