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Alla Juventus si sono rassegnati: Pogba non si opera. I medici, professor Sonnery Cotet in testa, glielo avevano consigliato, il “paramedico” no. O meglio il suo fisioterapista personale, da molti definito un guru, quello con l’ultima parola sul fisico del giocatore. Il duo Pogba-fisioterapista ha inanellato, negli ultimi anni, una serie di insuccessi rilevanti: il giocatore ha giocato poco e probabilmente ciò dipende dalle scelte conservative fisioterapiche che però non arrivano là dove arriva la chirurgia.
Alla Juve sapevano che Pogba si portava dietro il problema al ginocchio? Non abbiamo motivo di dubitarne. Le visite mediche servono a questo e la deontologia professionale sia dell’atleta, sia del suo entourage (non parliamo del procuratore) dovrebbero garantire una piena conoscenza dello stato di salute dell’atleta. Evidentemente, a Torino, hanno rischiato ed è andata male prima, con l’infortunio e dopo con le scelte, perché alla fine non si può obbligare un calciatore a scegliere il consiglio dei medici.
Il rischio è che anche la terapia conservativa non funzioni al meglio, sicuramente funziona per poco tempo. Così si deve correre ai ripari prima di cominciare, visto che di Rovella non ci fida, ripetendo forse l’errore già fatto con Cambiaso a cui si è preferito un Alex Sandro, riuscito nell’impresa di scendere un gradino sotto la mediocrità mostrata negli ultimi anni. Era urgente intervenire su quella fascia e in quel ruolo, ma l’emergenza Pogba impone un intervento a centrocampo, per suturare il buco ormai evidente. Il centrocampista francese, infatti, grazie al pasticcio attesa, incertezza, rifiuto non potrà assicurare molte presenze.
Così, inutile nasconderlo, si arriva addirittura ad aver bisogno di un giocatore che non gode di gran fama come Kostic. Sempre che l’acquisto vada in porto. Sognare Milinkovic-Savic costa poco, trattare con Lotito molto di più. Con i piedi per terra, i menischi rotti e le spalle lussate (McKennie), le aspettative, dunque, si abbassano. Non valeva la pena, allora, rischiare, una volta nella vita, la crescita di giocatori già in casa e con campionati di Serie A alle spalle?