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Così è tutto più facile. E così è una Juve completamente diversa. Un anno dopo il suo arrivo a Torino, Dusan Vlahovic ha dato la stessa sensazione del debutto: tra i suoi piedi, oggi come allora, dipende il destino dei bianconeri. Che all'epoca lottavano per un piazzamento Champions, che stavolta dovranno accontentarsi del micro obiettivo salvezza. Oh, tanto è bastato all'attaccante serbo. Per decidere e incidere. Per risollevare se stesso ancor prima della sua squadra. Con due gol (e un mezzo assist) da attaccante completo: rigore e percussione, tiro e intuizione. Biglietti di ripartenza preziosissimi. E lo score recita 9 reti in 18 partite, una ogni due.

CON IL FIDEO - Ne avevano bisogno. Lui, la Juve, Allegri, che pure ha trovato l'angolo giusto per rimproverarlo quando si è accontentato in una frazione di secondo, scatenando la grande occasione di rilancio della Salernitana. Ma l'Arechi è un'arena, stasera, e lui vien fuori da gladiatore, col sinistro sguaianato e costantemente elettrico. E' un bel vedere ed è lo stimolo pure di Di Maria: partito sommesso, poi risvegliatosi nell'attimo in cui ha lanciato Miretti. Atterrato il giovanissimo, da quel rigore è decollata la Juventus. Vlahovic più in alto di tutti.

NIENTE VOCI PER ORA - Era tutto lì, nella sua testa, e Allegri l'aveva già detto nella conferenza pre partita: ha bisogno delle reti, come tutti gli attaccanti. La voleva così tanto da chiedere il pallone al Fideo, pronto ad assistere alla resurrezione. Una volta trovato il sigillo, si è impigliato in quella rete e non l'ha più lasciata, tornando a riempirla con idee, intuizioni, sovrapposizioni e profondità dettate magistralmente. Per una sera, ecco, da centravanti vero. E della Juventus. Senza il fiato sul collo di dover dimostrare, un peso che Dusan ha sulle spalle dal suo arrivo e fa di tutto per tenerselo: alle volte lo motiva, altre volte lo affossa. Stasera si sente tutto il gusto di una rivincita.