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Federico Chiesa ha fatto della semplicità un'arma devastante. Quando tutto intorno si colorava di dubbi e incertezze, è stato lui il primo adepto di Pirlo a squarciare il velo di superficialità dietro il quale questa squadra tendeva a nascondersi. Poi? Tutto è stato naturale. Pure quel colpo di testa, che non è certo la specialità della casa come corsa e raddoppi, che però è diventato simbolodi una Juventus in grado di ribaltare le primi frasi fatte e una paura di sbagliare diventata più ingombrante della necessità di vincere. 

L'IMMAGINE - Il gol, quindi. Tanto bello quanto difficile. E le sgroppate, subito dopo. Chiesa ha tagliato in due la metà campo della Dynamo lavorando alla vecchia maniera: testa bassa e attacco diretto al primo avversario; se gli teneva il destro, variava sul mancino; se gli lasciava spazio, allora occupava la fascia a modo suo. Anche rientrando per il tiro, facile scaricabarile dei momenti difficili. Dovrà migliorare pure lì, questo è chiaro. Nell'attaccare la porta come attacca già lo spazio. Vedere per credere sul gol di Ronaldo: quel movimento, in questa squadra, sa farlo solo lui. Non di certo Kulusevski, un po' annebbiato dalle prime difficoltà. Ecco allora che Federico, col volto pulito e una dinamismo devastante, è l'immagine di una squadra che punta sui fondamentali per risollevarsi. Che non ha paura di prendersi un rischio. Che gioca semplice, come semplice dev'essere il modo di intendere il gioco di Pirlo.

I NUMERI - Tutto il resto sono numeri e ambizioni. Come i passaggi riusciti: 74 su 78 effettuati. Una percentuale altissima per un giocatore che tocca palla in punti delicati. Ah, a proposito delle zolle e zone di campo: questa grossa percentuale non è un dettaglio, semmai è un'indicazione specifica di Andrea Pirlo. A tutti, il Maestro ripete un dogma: le posizioni sono sacre, da lì si possono sviluppare infinite azioni se dettate dal talento. Chiesa l'ha capito tra una corsa e l'altra, rientrando alla perfezione pure nei dettami della fase difensiva. E' stato acquistato esattamente per questo, per brillare nei guizzi e in intelligenza tattica. Ripensandoci, ci sono davvero pochi giocatori in grado di ribaltarsi in questo modo nell'arco di una singola gara. Mantenendo qualità e profondità. Pure di pensiero. Non si è detto mai abbastanza, ma Federico ha tutto. Gli vanno lasciati tempo e una fascia da arare: la sensazione, fortissima, è che ogni cosa verrà da sé. Sulle onde d'urto della fiducia.