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Ha piedi splendidi, bella corsa, tecnica e spunto veloce: un gran giocatore, insomma, di quelli che li vedi e ti fanno innamorare. Il problema arriva una volta che ce l’hai, uno così: dove lo metto?

Joao Cancelo non è un difensore, almeno per il momento. O meglio, lo è, lo può fare, ma solo quando l’avversario è inferiore e difficilmente lo mette sotto pressione. Allora tutte le qualità che possiede, e che citavamo, emergono nella loro limpidezza, mentre i difetti rimangono nascosti. Alla Juve, ad esempio, ha giocato anche gare eccellenti, di quelle che ti conquistano: ma che campione si è lasciata sfuggire l’Inter?

Poi però c’è la fase difensiva, e lì emergono i problemi. Perché Cancelo non sa contrapporsi agli avversari che lo attaccano: si fa prendere alle spalle, non contrasta, sbaglia chiusure e diagonali, a volte giocate elementari (ricordate il tracollo di Bergamo in Coppa Italia?). Pensavamo che, con Allegri, sarebbe cresciuto anche in questo, sul piano tattico, invece non è successo. Non a caso Max lo ha lasciato in panchina a Madrid, preferendogli De Sciglio: temeva che Simeone sfruttasse l’inconsistenza difensiva di Cancelo (in realtà la difesa della Juve è naufragata comunque, ma si è fatta infilare soprattutto in mezzo). Nella gara di ritorno ci sarà, perché Alex Sandro è squalificato e perché qualche rischio la Juve deve pur prenderselo se vuole recuperare il 2-0. Ma Allegri lo manderà in campo con qualche timore.

Cancelo ha giocato a volte anche da attaccante esterno. Contro la Lazio, ad esempio, è entrato in quella posizione e ha ribaltato la partita: un gol e un rigore procurato in venti minuti, Juve ancora vittoriosa. Ma può giocare ala? Forse nell’emergenza, magari per uno spezzone di partita. Però non ha le caratteristiche per trasformarsi definitivamente in un esterno offensivo.

Difensore incompleto, attaccante d’emergenza. Cancelo, per ora, è uno splendido campione a metà.

@steagresti