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Un po' alla Allegri, cioè leggendo la partita. Con cura e attenzione, con voglia e determinazione. Per carità: era abbastanza facile pescare dalla panchina ieri sera. Non per la presenza massiccia di alternative, semmai per tutt'altro: la Juve aveva una panchina ben più corta di altre volte, anche a causa dell'assenza di Morata e della contemporanea presenza in campo di 'riserve di lusso' come Dybala e Kulusevski. Dunque, cosa fare? Anzi, la domanda è stata profondamente diversa: dove fare?

SUGLI ESTERNI - Il secondo passo, dopo porsi la domanda, è stato individuare il problema. Prima della diagnosi, ci è voluta come sempre un'anamnesi: la Juve faticava ancora nel giropalla e nell'allargare il gioco sugli esterni. L'unico a muoversi come coordinato era Cuadrado, ma sfondare solo sulla destra è stato più un limite che un merito. Allora, la mossa del cavallo. Che corre e se ne frega del resto: dentro Alex Sandro per dare una nuova soluzione, non subito Bernardeschi (entrato a risultato di fatto acquisito). Non solo: fuori Rabiot, di solito fedelissimo. Con il francese, in panchina è andata pure la confusione del centrocampo. E a proposito di soluzioni, gli inserimenti di McKennie hanno fatto la differenza nell'arrembaggio finale. Ecco come l'ha vinta, mister Pirlo. Dando freschezza e idee. Nulla di eclatante: è il suo lavoro. Ma nessuno dimentichi la sua firma.