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Mancano ancora le decisioni dell' Uefa e poi il quadro Juventus sarà più chiaro. Archiviata la giustizia sportiva, in fase di archiviazione la Superlega, confermato Allegri, rimandato Giuntoli, promosso Ds Giovanni Manna.

Insomma, per quanto riguarda i movimenti interni s'è scelta la conservazione e la continuità. Continuità con cosa? Secondo Scanavino, un direttore generale on la testa sulle spalle, con “l'ottimo lavoro fatto quest'anno”. Certo dipende dal contesto e dal bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma non crediamo che il 2022-2023 passerà alla storia come uno dei migliori anni juventini, nemmeno decenti.

Avrà pure tenuto la barra dritta Allegri, però, di nuovo, non pensiamo che le vicende societarie rientrino più di tanto nelle prestazioni sportive. Anzi c'era chi, a un certo punto (quando la squadra inanellava qualche buon risultato di seguito) sosteneva che l'assedio compattava la Juve. E invece non è stato così. Intanto la Juve ha cominciato, ancora lontana da Chiné e soci, a naufragare fin dall' inizio. Un mercato sbagliato, alcuni prestiti cervellotici (Rovella, Cambiaso...), una preparazione scarsa, l'hanno da subito messa in crisi. La “vergogna” di Haifa la crisi l'ha certificata. Si potrebbe continuare così, tra un basso continuo (i 5 goal rimediati dal Napoli, una Conference balbuziente, le sconcertanti sberle prese col Monza ecc.) e qualche acuto estemporaneo, sempre all' insegna dell'equazione poco gioco uguale a poco risultato.

Per indorare la pillola si dice che, sul campo, la squadra ha fatto due punti in più dell' anno scorso, riuscendo ad arrivare terza. Come se questo fosse un obiettivo. Intendiamoci: non si deve vincere sempre, si può anche restare fuori dall' Europa, ma balbettare tre anni in crisi d'identità, con campagne acquisti sostanzialmente impostate su parametri zero spompati o che prendono le misure al terzo campionato, al cappio di contratti scapestrati, non può essere “un ottimo lavoro”. A meno che “ottimo lavoro” sia considerato restare a galla.

E se Allegri è un costoso minestrone ormai riscaldatissimo, se il cordone va - comprensibilmente - stretto dopo milioni pompati in aumenti di capitale, capiamo la necessità di vedere il bicchiere mezzo pieno e usare una delle tante parole magiche del presente: transizione.

Verso dove? Speriamo verso Giuntoli e un altro allenatore. Manna avrà fatto anche lui un ottimo lavoro, negli anni alla Primavera e poi alla U-23, che, per altro, non hanno vinto gran che. Ma, la situazione era tale che Fagioli, Illing Junior, Miretti, Soulè, Barbieri ora sembrano o sono proposti come salvatori della patria.

Confidiamo, dunque, che questo sia davvero un anno di transizione, con le necessarie calmierature delle aspettative, con meno sbornie da parametri zero e stipendi eccessivi, col coraggio di provare a far giocare la squadra senza i troppi calcoli e saper trarre dalle sconfitte le lezioni necessarie. L'essenziale sarebbe cominciare a smetterla di spacciare la mediocrità come eccellenza.